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Informazioni su Ursula Fait - Stefania Acerra

URSULA FAIT guida e accompagnatrice turistica ursulafait@hotmail.com https://www.facebook.com/Ursula-Fait-guided-tours-in-Romania-318899931560728/ Ursula Fait è accompagnatrice turistica dal 1986 e guida della città di Milano dal 1995. Accompagnatrice per AFA Tours Inc., NY. Come guida lavora per il Centro Guide Milano, con tour operator e agenzie italiane e straniere, incentives, scuole, turisti. Svolge sia itineari classici che particolari, tra i quali: “Milano capitale dell’Impero romano”, “Simboli e figure mitologiche nella scultura romanica”, “Tintoretto a palazzo Clerici”… Non di rado le è capitato di uscire dagli schemi e ritrovarsi a far la guida-babysitter a 6 ragazzini texani, a fare un giro città in Vespa, a fare tour fotografici. Trasferitasi a Bucarest, dal 2006, offre i suoi servizi di guida anche nella capitale Romena. Nel 2012 ha pubblicato un libro-guida sul centro storico della città “Caravanserais. La vita a Bucarest nel XVIII secolo”. Crea e organizza tour culturali e fotografici anche in giro per la Romania. Appassionata fotografa ha partecipato a diverse mostre, a Milano e a Bucarest. Attualmente vive tra Bucarest e Milano dove ha ripreso la sua attività di guida. Parla Italiano, Inglese, Romeno.

Le tenute rurali del Principe Carlo

www.ruraltourism.ro è un sito che propone di fare una vacanza diversa in Romania, ovvero nelle case rurali.
Che si decida di andare a visitare i castelli della Transilvania, i monasteri del Maramures o della Bucovina, piuttosto che il grandioso ecosistema del Delta del Danubio, poco importa. Entrare in contatto con la natura ha sempre un suo perchè, e queste accoglienti dimore sparse per tutto il territorio offrono una buona occasione per farlo. Solitamente sono non troppo distanti dai centri urbani, ma nello stesso tempo rappresentano un oasi di pace incontaminata, lontano dai rumori e dall’aria pesante da cui a volte si ha l’esigenza di stare lontani.

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Si tratta di case di campagna, in paesini piccoli, che spesso si sviluppano sui lati di un’unica strada. Hanno un limitato numero di stanze, accoglienti e con servizi, e costano pochissimo! Il prezzo varia dai 50 agli 80 lei al giorno a persona (meno di 20 euro), una piazzola in un campeggio del Gargano costa di piu’, ho appena verificato.

colazioneLa colazione è quella tipica rumena, formaggi, kiftele (polpette), zacusca (buonissima, ma pur sempre una peperonata), uova, oltre a marmellate, ecc. Tutto rigorosamente fatto e prodotto in casa, dato che orto e animali rientrano sovente nel contesto di queste abitazioni.
Molte volte dispongono del famoso carretto rumeno trainato dai cavalli e munito di targa, quello che si vede in quasi tutte le immagini della Romania, perchè non approfittare e fare un giro?
Tutto è molto autentico, soprattutto perchè non è ancora preso d’assalto dai turisti.
Se invece alla dimora semplice si preferisce una tenuta di campagna con un pò piu’ di charme, in Transilvania esistono le tenute di Carlo d’Inghilterra, che amando molto questo paesaggio, ha acquistato egli stesso delle proprietà, e viene in visita qui ogni anno.

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Dal 2000 al 2013 ha presieduto egli stesso la Mihail Eminescu Trust,un’organizzazione nata nel 1987, allo scopo di preservare e restaurare gli antichi villaggi.
Il rischio di questi borghi è sempre stato il deterioramento.
Prima con Ceausescu e la sua mania di sopprimerli in favore di un’industrializzazione forzata a scapito dell’agricoltura e degli antichi mestieri, e dopo con l’esodo post rivoluzione degli abitanti, per lo piu’ di origini sassoni, che tornavano in Germania.
Recentemente il principe ha anche lanciato una campagna per la tutela del patrimonio rurale rumeno, creando la prima fondazione che porta il suo nome fuori dalla Gran Bretagna, Commonwhealth e USA,spiegando in un’intervista il suo attaccamento a questo paese.

viscri-1Le sue tenute si trovano non lontano da Brasov e Sighisoara, e sono gestite dal Conte Kalnoky, che pare abbia legami di sangue con lui.
Una di queste è a Viscri, un villaggio sassone che si sviluppa intorno ad un’imponente chiesa fortificata del 1225, che insieme ad altre, fa parte del Patrimonio Mondiale dell’Unesco.

Quando i “rumeni”eravamo noi, corsi e ricorsi storici.

emigr Il Vico, attraverso la sua teoria dei Corsi e Ricorsi Storici, attribuiva il ripetersi degli avvenimenti al disegno Divino. Un’ipotesi  piu’ pragmatica si basa sulle crisi economiche, ma fatto è che il fenomeno migratorio che stiamo vivendo in Italia, sulla nostra pelle, altri non è che il contrario di qualcosa già avvenuta in passato, quando quelli che “partivano”per la Romania, eravamo noi.

Non dimentichiamo che nell’ 800 una porzione dell’Italia settentrionale faceva parte dell’impero Austriaco, come del resto anche una buona parte della Romania. Insomma in quell’epoca emigrare da Venezia a Brasov era un po’ come farlo da Reggio Calabria a Torino. E lo stato asburgico era ben interessato a trarre profitto dalle risorse offerte dalle sue provincie, motivo per cui favoriva lo spostamento di questa gente.

Anche dopo l’Unità d’Italia il fenomeno migratorio continuò verso questo paese, che all’epoca offriva molto lavoro nel settore dell’edilizia, nella costruzione di ponti e ferrovie, e nelle miniere.La Romania del periodo interbellico si presentava come un allettante crogiolo multiculturale e multietnico, e in quegli anni gli emigranti italiani raggiunsero il massimo storico, circa 60 000. Un numero così elevato di macaronari (così venivamo chiamati)non poteva vantare solo la crème de la crème, si trattava di gente semplice, ignoranti, lo stesso Mussolini tratteneva gli operai specializzati dentro il confine dando il permesso solo a quelli meno qualificati.

E ovviamente tra tutti si annidavano persone violente, gentaglia. E allo scadere del permesso di soggiorno molti restavano, diventando appunto, clandestini, e creando parecchi problemi.

seniseCarmine Senise, uno dei partecipanti alla congiura del 25 luglio, l’ uomo che propose di fare arrestare Mussolini a Villa Savoia, fu anche il capo della polizia che stigmatizzò il comportamento dei connazionali: “La legazione in Bucarest segnala che alcuni connazionali, giunti in Romania a titolo temporaneo, non lasciano il Paese alla scadenza del loro permesso di soggiorno provocando inconvenienti con le autorità di polizia romene anche per il contegno non sempre esemplare da loro tenuto e per l’attività non completamente chiara dai predetti svolta”. La situazione lo preoccupava non poco: “Stante il crescente afflusso di connazionali in Romania si dispone che le richieste di espatrio colà vengano vagliate con particolare severità per quanto riguarda in special modo la condotta morale o politica degli interessati ed i motivi addotti, inoltrando a questo Ministero, Ufficio Passaporti, soltanto quelle che rivestano carattere di assoluta e inderogabile necessità”.

Ma non sono mancati quelli che hanno onorato la nostra nazionalità.

Molti dei palazzi di Bucarest sono stati realizzati per mano dei mastri architetti e decoratori italiani, come nel caso dei due fratelli Pietro e Giovanni Axerio, partiti da Rima, ai piedi del Monte Rosa e con la loro tecnica del marmo artificiale sono stati realizzati molti degli edifici piu’ belli , come il Palazzo Reale, l’Ateneo, Cotroceni (ora residenza del Presidente) e ancora il Castello di Sinaia e tanti altri.

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Ma nel ’47, nella neonata Repubblica Popolare Rumena, gli italiani divennero degli estranei, e per lo piu’ indesiderati. Non esisteva piu’la proprietà privata essendo state nazionalizzate anche le piccole attività artigianali e commerciali. Il cambio monetario”dalla sera alla mattina”, mise in ginocchio anche quelli che per lunghi anni avevano risparmiato.

In molti fecero rientro in patria. Chi decise di rimanere dovette consegnare il passaporto e “rumenizzare” il cognome.

Molti tra coloro rimasti si sono affermati come registi, attori, compositori, medici, scrittori e linguisti.

Spero in futuro di poter dedicare una categoria proprio a questi italiani, quasi sconosciuti in patria ma che qui hanno fatto molto.

 

Transalpina Road

 

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La Transalpina (DN67C), collega la Transilvania con l’Oltenia, passando attraverso i monti Parang,dei Carpazi Meridionali, ed è la piu’ alta della Romania (2145m).

Come laTranfagarasan, è una di quelle strade alpine che richiamano i turisti perchè offre uno scenario montuoso spettacolare. Ma non è una passeggiata, anzi, diciamo che è roba da iubitori de adrenalina, da temerari. Le autorità rumene sconsigliano di percorrerla, visto che in una serie di tratti non è neanche asfaltata, e la cartellonistica che si incontra ricorda che si tratta di “propria raspundere“, ovvero a proprio rischio e pericolo.

Inaugurata nel 1938 da Carol II (motivo per cui viene chiamata “Strada del re”), in realtà non mai stata del tutto terminata. Molti lavori sono stati lasciati a metà a causa delle insolvenze delle ditte contrattiste, con il risultato che oltre a mancare il manto stradale, mancano parapetti e segnaletica. A questo si aggiunge che trattandosi di un terreno franoso, in alcuni punti, la doppia carreggiata si riduce ad una , perchè l’altra è coperta di massi. E che dire delle buche, che ovviamente il guidatore tende ad evitare…peccato che anche chi arriva dal senso contrario fa la stessa cosa!

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Ma una volta presa coscienza di questo, percorrerla è davvero emozionante.

Trovandoci a Sibiu, l’abbiamo percorsa da Nord verso Sud, da Saliste a Novaci, e a mio avviso è il modo migliore di percorrerla in quanto con questa direzione, le cime piu’alte si trovano quasi alla fine del percorso, insomma vi è un vero e proprio crescendo di emozioni. Strada facendo si incontra di tutto, nidi di cicogne sui pali della luce (consuetudine in Transilvania), carretti trainati da cavalli, volpi (una ci ha attraversato la strada), paesini in cui il tempo sembra essersi fermato.

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Tra questi, Jina, dove alle spalle di abitazioni piccole e colorate, una attaccata all’altra, spunta una spropositata cattedrale bianca. Cosa ci fa questo Taj mahal dietro le casette del Monopoli? Si tratta della Biserica Sf.Mihail si Gavril, può accogliere 2000 persone ed ha ben due entrate, una per le donne e l’altra per gli uomini In un paesino di 4000 anime…. Bah.

 

 

lacul tauUna tappa è bene farla al Lago Tau, dove l’hotel Papasul Regeului offre un ottimo ristoro con buoni prezzi. Anche solo una cioccolata calda merita, visto che la temperatura qui inizia ad abbassarsi…

La strada è piuttosto stretta, e non ci sono aree di sosta, se non quelle obbligate dove ci si ferma per fare foto ed ammirare il panorama. Queste, a differenza della Transfagarasan, non sono molte, ma ugualmente sono prese di mira dagli ambulanti che offrono cibo e souvenir. Una di queste è il Lago Oasa (siamo a 1255m ), formato da una diga.

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kurtE’questa un’altra tappa consigliata, ammirare il paesaggio dal ponte, avendo tra le mani un kurtoskalacs caldo, dolce tipico di origini ungheresi, cotto sulla brace e rotolato nello zucchero, è impagabile.

Si continua a salire, si incontrano mucche, pecore al pascolo e…cani, anche piuttosto arrabbiati che disturbano lo scenario bucolico e preoccupano non poco (dover cambiare una gomma in questa circostanza non è auspicabile, non c’è neanche il segnale in alcuni punti).

Il Pasul Urdele rappresenta il punto piu’alto. Non ci sono parapetti e si susseguono una serie di curve a gomito per circa una decina di km, la temperatura si abbassa fino ad arrivare a 7/8 gradi, e si arriva nel tratto che si trova su tutte le immagini della Transalpina. Quest’ultimo pezzo, nel nostro caso, è stato accompagnato da una fitta nebbia, che nella sequenza di tornanti,  ha contribuito a rendere il tutto sicuramente piu’ suggestivo, per gli altri, a me ha fatto venire il mal di mare!

Il fenomeno Cărturești

Definire Cărturești  una libreria è riduttivo. E’un concept store, uno spazio di ritrovo, uno di quei luoghi in cui si alternano eventi culturali, work shop, proiezioni cinematografiche,ecc.

cart entrataSituata sul Bulevardul Magheru, si trova all’interno di una bella villa di fine epoca, con un suggestivo giardino sul retro adibito a caffetteria-ristorante, molto frequentato nei periodi estivi.(Gradina Verona).
Rinunciando alle vetrine, ha mantenuto invariato l’aspetto di casa signorile, con parte degli arredi originali, come stufe in ceramica, camini, specchi, stucchi e decori .Gli spazi espositivi si trovano nelle stanze.
Quattro piani senza ascensore. Accanto agli scaffali di libri, ci si può dilettare a curiosare tra una serie infinita di oggetti molto originali , high tech e accessori.cart foto int

Uno spazio è interamente dedicato ai tè, con annessi e connessi. La mansarda è adibita ad area di interesse per bambini (libri, giochi, cartoleria), corredata di una sala in cui si organizzano per loro corsi di pittura ed arte in genere.

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Nel sotterraneo si trova il caffè Verona, più in uso nei mesi invernali, chiamato così perchè si affaccia sulla piazza dedicata all’omonimo pittore del ‘900.Questa casa costruita nel 1883, era l’abitazione di Dimitrie Sturdza, ministro degli esteri e Primo ministro rumeno, pare avesse egli stesso una biblioteca molto fornita nella sua abitazione. Nel ’44 ha ospitato la libreria Hasefer, seguita poi da un antiquario che comunque continuava ad occuparsi di libri (sembra che appena dopo la guerra molti venissero qui a venderli per sostenersi).
Nazionalizzata nel periodo del regime, è tornata di proprietà della famiglia Sturdza nel 2000.
Una storia interessante del passato, ma ve ne è un’altra che lo è ancor di più e che si svolge nel presente. Una di quelle storie in cui il protagonista prova ad andare controcorrente e che termina con un lieto fine.
Şerban Sturdza, di professione architetto, dal momento in cui si trova ad essere il legittimo proprietario, inizia a ricevere molte offerte, dalle onnipresenti banche, ma soprattutto dagli investitori immobiliari. Una posizione così, in una delle arterie principali della città, è come il canto delle sirene per gli speculatori edilizi.
Ma il destino della casa era quello di continuare ad ospitare libri. L’architetto è riuscito a fare di un vechituri un affare di successo. Sensibile alle numerose campagne in cui si invitava a non demolire le vecchie abitazioni di Bucarest, opta per la creazione di un centro catalizzatore della vita culturale cittadina in un ambiente familiare, privo di effetti speciali. Due giovani rumeni credono in questo progetto, Nicoleta Dumitru e Șerban Radu. Nasce così la prima Carturesti nel 2003. Seguita poi da altre, 16 in tutta la Romania.L’ultima di queste, Carturesti Carusel, inaugurata nel 2015, a Lipscani, in un palazzo in pieno centro storico. Anche qui, la storia è simile.

carusel fuori carusel dentroAppartenente all’antica famiglia di banchieri Chrissoveloni, è stato nazionalizzato e trasformato in Magazzini Familia nei tempi bui comunisti. Riscattato dopo 24 anni di cause dai legittimi eredi, ora ospita in quattro piani oltre ai libri, uno spazio multimediale, una galleria dedicata all’arte contemporanea e un delizioso bistrot che guarda dall’alto. Şerban Radu e Nicoleta Dumitru, hanno al momento un giro di affari che supera gli 11 milioni di euro e sono tra i 100 cool brands di Forbes…bello poter dire ogni tanto: “la cultura non ha prezzo”!

Dracula, tra storia, leggenda e business

TITLE: DRACULA (1958) ¥ PERS: LEE, CHRISTOPHER ¥ YEAR: 1958 ¥ DIR: FISHER, TERENCE ¥ REF: DRA015CJ ¥ CREDIT: [ THE KOBAL COLLECTION / HAMMER ]

Nell’immaginario collettivo, se si pensa alla Romania, si pensa a Dracula.
Ma quanto c’è di vero in questo mito? Praticamente nulla! Tutto il business turistico che ruota intorno a questo nome è basato sulle poche righe del romanzo di Bran Stoker, Dracula.
Lo scrittore irlandese, nel corso della sua vita, entrando in contatto con l’autore ungherese Armin Vanbery, rimase affascinato dai suoi racconti sulla storia e sui costumi dei Balcani.
Finì per citarlo nel cap.23 definendolo “my friend Arminus of Buda-Pesth”.
Ed è così che Stoker decide di ambientare parte del suo romanzo gotico in Transilvania, dove il protagonista Jonathan Harker si trova “immediatamente avvolto in un clima di misteri e di scongiuri, fino a che di notte, tra lontani lupi che ululano e cavalli dalle narici infuocate, giunge in un castello dove un signore vestito di nero, dagli occhi troppo rossi e dai denti troppo bianchi..”
Vlad_Tepes_002A questo si aggiunge il mito di Vlad Tepes (l’impalatore), il sanguinario principe della Valacchia, che dichiarando guerra a Matyas Corvino, re di Transilvania, finì per invadere la vicina Brasov impalando nobili e cittadini, e continuò ad usare questo crudele metodo (pare di origine assira, secondo Erodoto, Dario impalò 3000 babilonesi..) contro nemici, ladri e traditori.

Il racconto del suo particolare comportamento venne diffuso in tutte le corti d’Europa nel 1463, pare proprio per volere di Matyas Corvino, su un opuscolo stampato,probabilmente a Vienna, con allegata una sua raffigurazione. Aggiungo a tal proposito che esiste un solo vero ritratto di Vlad, e si trova nel Castello d’Ambras, nel Tirolo.
Egli era figlio di Vlad II soprannominato Dracul, soprannome dovuto a un gioco di parole. infatti nel XV aveva coniato delle monete con l’emblema di un drago e il popolo, credendo in un patto con il diavolo, ha iniziato a chiamarlo Vlad Dracul (Vlad il Diavolo) invece di Vlad Dragonul (Vlad il Drago). Successivamente, con la traduzione in altre lingue la parola “dracul” fu associata alla parola “vampiro”.
foto castelloE il Castello di Bran rappresentava una location perfetta, avendo ospitato, anche se solo per qualche giorno, il temibile principe. Arroccato su una parete rocciosa all’interno di una stretta gola, questo ambiente suggestivo ha aiutato ad accrescere l’alone di mistero e di leggenda che avvolge questa storia.
Le scalinate strette e tortuose, le camere a graticcio, i passaggi sotterranei e le torri conferiscono un sapore recondito e affascinante.

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Fatto erigere nella seconda metà del 1300, inizialmente fu usato come baluardo contro le incursioni da parte dell’impero ottomano.
Ma a partire dal 1920, la magione divenne residenza dei sovrani di Romania. Vi soggiornarono a lungo la regina Maria di Sassonia-Coburgo-Gotha e sua figlia, la principessa Ileana . Nel 1948, la famiglia reale rumena venne costretta a lasciare la residenza dalle forze dell’ordine comuniste (e lasciare la Romania in 24 ore).
Fu restituito al legittimo proprietario, Dominic d’ Asburgo, figlio della principessa Ileana e architetto negli USA, solo nel 2006. Per questi rappresenta una vera e propria miniera d’oro, considerato che ha una rendita di circa un milione di euro l’anno.
Si tratta in assoluto del luogo più turistico della Romania, ogni anno circa 560 000 persone arrivano in Transilvania per visitarlo, creando ingorghi vari negli ambienti più angusti. Stessa aria si respira prima di entrarvi, ai piedi del Castello c’è un vero e proprio “suk”, in cui bancarelle e ambulanti proprongono ogni genere di merci e souvenir a tema.
Attualmente, stando a quanto dice The Daily Telegraph, è in vendita, ed il suo valore commerciale è di circa 140 milioni di dollari, l’attuale proprietario per quella cifra sarebbe disposto a cederlo.

Parliamo di sicurezza

Ore 11 di una qualsiasi domenica mattina. Esco dal garage con la macchina, ma non riesco a chiudere la saracinesca con il telecomando. Dopo pochi minuti di tentativi vani arriva la telefonata dell’amministratore di condominio che mi dice di non preoccuparmi, il tecnico è già stato sollecitato. Efficienza da fantascienza! Ovviamente tutto il mio movimento era stato ripreso dalla telecamera di sicurezza, nel tragitto dal mio pianerottolo al garage ne incontro ben  tre.
Ed abito in un comunissimo palazzo di un quartiere residenziale.
Bucarest ha circa 10 000 telecamere sparse su tutto il territorio che controllano strade, piazze, scuole,parchi,metro, ecc. appositamente collegate con gli uffici di polizia di appartenenza.

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A queste si aggiungono quelle private, ovvero dei negozi, banche, case e palazzi.
Molte sono in vista, ma altre sono ben nascoste. Ad una mia amica è capitato di avere un incidente in un luogo tutt’altro che centrale. Non è stata colpa sua, e la polizia arrivata sul luogo dell’incidente, le ha detto che di lì a breve si sarebbe scoperta la verità. Dopo 48 ore è arrivato il video in cui veniva ripreso l’incidente, e di conseguenza la dinamica dei fatti. La mia amica non contenta, è tornata sul posto a cercare la telecamera…non l’ha trovata!
Mi viene da pensare che in Italia si potrebbero risparmiare tante di quelle cause…ma da noi con la storia del garante della privacy questo non è permesso, tutte le restrizioni che vengono fatte, tutta la segnaletica che deve esserci. Ma perchè? Per non invadere la sfera privata del cittadino? La stessa che poi viene regolarmente sbandierata sui social network?Io stessa mi sono ritrovata la casa svaligiata dopo aver postato in tutti i modi che ero all’estero.
Certo che i cittadini dell’est, la tolleranza al Grande Fratello ormai ce l’hanno nel DNA, la storia ce lo insegna e in tutta la filmografia a tema, il miglior spionaggio appartiene sempre a questa zona grigia d’Europa, ma almeno vivono più sicuri!
I più danarosi hanno adottato il sistema delle videocamere anche sulle proprie auto, a mo’di scatola nera, per evitare chi con gli incidenti ci specula.
I video vengono conservati per 30 giorni e poi vengono distrutti. I negozianti si avvalgono di questo servizio, ovviamente legato ad un pronto intervento da parte della security per un costo di circa 100 euro al mese.
Quello della vigilanza è uno dei maggiori business della Romania, tutti si servono di questo sistema e gli uomini con la scritta “security”si trovano dappertutto.Sulle strade, nei parchi, ogni due vagoni della metro c’è il guardiano munito di manganello. Quante volte ho visto gente piangere sulla metro di Milano a causa dei borseggiatori…

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Ed ancora in tutti i supermercati e centri commerciali, e i più fortunati hanno i gabbiotti con il poliziotto davanti al cancello di casa.
Ora proprio per dirla tutta, se questi sistemi di sorveglianza funzionano da deterrente ai fini di non delinquere, aggiungo che i provvedimenti penali sono di gran lunga più severi rispetto a quelli italiani. Qui si finisce in prigione (e ci si resta) per reati che da noi sono a malapena contemplati. Per fare qualche esempio, la tolleranza all’alcool è zero, se si viene beccati, c’è il ritiro della patente per tre mesi. Stessa sorte se non ci si ferma davanti alle striscie se c’è il pedone in procinto di attraversare. C’è l’arresto immediato se si guida senza patente. E, anche qui la storia ci viene in aiuto, andare in carcere in Romania, non è una passeggiata. E non ci sono sconti per nessuno. Gigi Becali (proprietario dello Steaua Bucarest )sta scontando i suoi 3 anni nel duro carcere di Costanza per aver corrotto il ministro della difesa nella compravendita di un terreno di proprietà dello stato.
Se un rumeno vuole delinquere, è molto meglio venire a farlo in Italia! Motivo per cui se uno di loro viene preso e rispedito in patria….dopo pochi giorni è ovvio che torna nel Bel Paese a svolgere la sua professione.
E quindi,quando si sente alla tele che l’ennesimo rumeno ha compiuto azioni deprecabili…nessuno deve pensare che questa sia una prerogativa della razza, credo sia meglio ragionare sul sistema che rende questo possibile.

Radu Mazare e il Mamaia style

E adesso un po’ di leggerezza.
A due ore di macchina da Bucarest c’è Mamaia, la spiaggia della città di Constanza.
Una lingua di terra lunga 8 km e larga 300/400 m, che da un lato ha il lago Siutghiol e dall’altro il Mar Nero.
Due sono le strade che la percorrono, una carreggiabile che costeggia il lago, e l’altra solo pedonale che affianca gli stabilimenti balneari. Su quest’ultima viaggia una telegondola  che collega il casinò con l’inizio della stazione turistica, dove si trova un parco acquatico con una superficie di 4000 mq.
Gli stabilimenti,eleganti e curati nei minimi dettagli, offrono ottimi servizi a prezzi accessibili.
Per dare un’idea, con una media di 20 euro al giorno si possono avere una palma con due lettini o, in alternativa, un comodissimo baldacchino con tanti, ma tanti cuscini…su cui sdraiarsi e godersi un aperol spritz in riva al mare…non male come prospettiva!

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Mamaia in estate è il luogo più cool della Romania. Quello più amato dai giovani. Sicuramente per chi ama rilassarsi sulla spiaggia con un bel libro…questo posto è fortemente sconsigliato!
La musica inizia alle 10 del mattino e praticamente non finisce mai…è un vero e proprio “divertimentificio”. A locali e ristoranti di classe si alternano altri più che mai” fantasiosi”, come la Terasa Balansoar, una gelateria dove ci sono solo dondoli invece delle sedie. Oppure il Galion, dove si mangia sulla nave dei pirati, ma siamo a Disneyland?

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Ma il grande evento dell’estate è il Carnaval di agosto,con la sfilata di carri allegorici, dove il protagonista, la vera star, è Radu Mazare, il sindaco di Constanza (più di 300 000 ab).
Vale la pena spendere due parole per descrivere questo personaggio.
Quando l’ho visto per la prima volta non riuscivo a crederci, vestito da Ramses II, sul palco si esibiva accanto ad una gabbia di leoni.
Non volendomi soffermare sul tipo di politica che attua, considerato che gli ultimi due mesi li ha trascorsi in prigione (roba di tangenti), ma per capire il Mamaia style si deve conoscere colui che ne è l’artefice.
Il suo motto è:”Musica, locali, divertimento!” E così facendo si è trascinato dietro una gran fetta di giovani della Romania, e probabilmente anche di altri, considerato che è sindaco da più di 10 anni, c’è chi lo vota… Istrionico,sempre sulle cronache mondane,spesso contornato da belle ragazze, ha una televisione privata (la Neptun TV). Capace di presentarsi a trasmissioni televisive vestito da gerarca nazista o da gangster degli anni’30.

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Ogni anno ama condurre la parada del Carnaval, vestito da Giulio Cesare, da Luigi XIV, chissà cosa si inventerà per la prossima estate.

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E per dare un assaggio del Mamaia style, propongo due videoclips, di due famose cantanti rumene, entrambi girati in loco, dove Radu Mazare fa acrobazie con il kitesurf , corre sulla spiaggia con un costume a righe da bagnino (ha un fisico piuttosto prestante), oppure balla in discoteca mentre la canzone dice : “Si chiama l’Ibiza di Romania… ma quando si vedono a Saint Tropez  il Carnaval e Mazarè”?

Sighetu Marmatiei e le vittime del comunismo.

memorial“Se la giustizia non riesce ad essere una forma di ricordo, sarà il ricordo ad essere una forma di giustizia”. Sono queste le parole di Ana Blandiana, poetessa romena (tradotta in 23 lingue) e grande sostenitrice dei diritti civili, che insieme al marito Romulus Rusan, si è impegnata a trasformare il penitenziario politico di Sighet in “Memoriale delle vittime del Comunismo e della resistenza”.
Sighet è una cittadina a soli due km dal confine ucraino, e che ha dato i natali al Nobel Elie Wiesel.
Secondo il Consiglio d’Europa, questo Memoriale è una delle principali istituzioni dedicate alla conservazione della storia europea del XX secolo, accanto ad Auschwitz e al Memoriale della Pace di Caen, in Francia.
Qui è stata sterminata, a cavallo degli anni ’50, l’élite politica, religiosa, accademica e militare della Romania, insomma” l’intellighenzia” della nazione, coloro ritenuti pericolosi perchè avevano persone al seguito…
Attraverso un percorso viene illustrata la storia romena dopo l’instaurazione del comunismo:
le elezioni forzate dopo la Conferenza di Yalta, la soppressione di tutti gli altri partiti politici, la creazione della Securitate come organo repressivo, la nazionalizzazione dell’industria, la collettivizzazione dell’agricoltura, la repressione dei culti, delle arti e della letteratura, la resistenza, le rivolte contadine, le deportazioni, il culto della personalità e la “creazione dell’uomo nuovo”.

Il comunismo in Romania ha provocato la morte di 2 milioni di persone. In quei tempi era estremamente semplice essere dichiarato “nemico del popolo”.Qualunque attività svolta poteva essere interpretata come “controrivoluzionaria”, come nella Russia di Stalin in cui tutte le azioni venivano punite in base al temutissimo art. 58. Se c’era bisogno di condannare qualcuno, in questo articolo vi era l’imbarazzo della scelta, e Solzhenitsyn(Arcipelago Gulag), Salamov (i racconti della Kolyma) e Kapuscinski (Imperium) hanno scritto abbondantemente di questo sistema. Spesso e volentieri leggi assurde venivano emanate durante la notte e all’indomani all’alba erano già in vigore. Quello che poche ore prima non era reato, poche ore dopo lo diventava.Come nel caso di Iuliu Maniu, capo del Partito Nazional-Contadino, e di Constantin Bratianu, esponente di quello Liberal Nazionale. Entrambi rinchiusi in questo carcere con l’accusa di “alto tradimento” appena dopo la soppressione degli altri partiti.

La visita si svolge su tre piani, considerando anche il parter che serve da discorso introduttivo alla politica dei gulag e dei lavori forzati. Nei due piani di penitenziario, si visitano circa 50 celle. Di cui qualcuna rimasta come allora, come quella in cui morì Bratianu.

Alcune che servivano per le punizioni, come la cella neagra, ovvero buia, con ancora le catene sul pavimento. In altre vengono illustrati quelli che erano i reati per cui si veniva puniti, ed ancora come era la vita nei penitenziari, alle torture e al già rigido clima invernale spesso si aggiungevano  finestre volutamente rotte…
E l’atteggiamento non cambiava qualora si trattava di donne, sono qui esposti alle pareti i nomi di 4200 di loro, ma il numero reale è infinitamente più grande. E quando capitava di mettere al mondo figli, questi venivano subito strappati loro e chiusi in orfanotrofi. Mi ha colpito il caso di Ioana Voicu Arnăuțoiu, nata nel 1956 da due partigiani (morti entrambi durante la reclusione) e messa in un istituto. Solo nel 1990 ha potuto conoscere la verità.

Una stanza è dedicata ad uno degli episodi più tristi di tutta la storia romena, la deportazione nel Baragan. Nel Giugno del 1951, circa 44 mila persone che vivevano in prossimità del confine con la Jugoslavia, una mescolanza di etnie romene, bulgare, tedesche, serbe e macedoni furono prese e caricate su treni merci. La loro colpa era di essere potenziali sostenitori del “non allineato ” Tito. Dopo un viaggio durato dieci/quattordici giorni furono “scaricati” nel Baragan, in “the middle of nowhere” privi di ogni bene. Si sono trovati ad essere come gli uomini dell’età  della pietra, hanno costruito case di fango e paglia, e si sono arrangiati in ogni modo e sono rimasti per 5 anni in questa landa desolata. Nella stanza sono esposte foto e oggetti di fortuna creati da questa popolazione di deportati…
Quando si esce dal memoriale si va dritti a vedere, “il cimitero dei poveri”, ovvero il luogo in cui sono stati seppelliti i detenuti del carcere, dove un gruppo di statue di bronzo, ricorda i sacrificati.

Nei due km che separano dal cimitero, non si può non riflettere su quello che si è visto, ed è così che sulla strada, mentre dall’altro lato del fiume Tibisco, si intravedono le montagne ucraine il pensiero va inevitabilmente su una sola cosa: il comunismo, a differenza del nazismo, in occidente non è stato condannato abbastanza….

La Transfagarasan

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Qualche anno fa , in una puntata di Top Gear, programma televisivo della BBC che tratta di motori in modo davvero spassoso, il conduttore Jeremy Clarkson, a bordo di una fiammeggiante Ferrari decappottata, percorrendo gli ultimi tornanti della statale 7C, detta Transfagarasan, urla:”Abbiamo sbagliato, è meglio dello Stelvio, questa è la strada più bella del mondo” ! Una puntata molto divertente, tutta girata in Romania, e che vale la pena di vedere perchè le scorribande automobilistiche arrivano fin dentro il tunnel sotterraneo del Palazzo Del Parlamento.
Non so se è davvero la più bella, ma è veramente spettacolare, sembra una pista di Hot Wheels, è il paradiso dei motociclisti! Ma io non faccio parte di questa categoria, quindi ho provato un altro tipo di emozioni, per me il vero spettacolo è stato la natura!

lav tranf 1 E’stata fatta costruire da Ceausescu all’inizio degli anni ’70 ,dopo l’invasione delle Cecoslovacchia, per avere modo di fuggire verso nord, in caso di invasione Sovietica.

Ci sono voluti più di 6000 tonnellate di dinamite e 4

munca anni di lavori a ritmi di 12 ore al giorno, a costo di molte vite umane, ufficialmente 40, ma si sa che le fonti sono poco attendibili….e centinaia di feriti.Si parte da Curtea De Arges per arrivare a Cartisoara, 90 km attraverso i Monti Fagaras a non più di 40 all’ora. Si arriva a 2000 m di altitudine, dove la temperatura può abbassarsi fino a 5° in piena estate. E’ percorribile dai primi di Luglio fino alla fine di Ottobre, nel restante periodo dell’anno è impraticabile a causa della neve.

Man mano che si sale lo scenario cambia,dopo una serie di ponti e serpentine, si attraversa la diga e si affianca il lago Vidraru.
Dopo la cascata Capra si attraversa il tunnel più lungo della Romania (887m), e da qui inizia quella che è la parte più bella. Paesaggio montano, freddo, cavalli al pascolo, e si passa per la riserva naturale di Golul Alpin e da qui si costeggiano il lago e la cascata di Balea.
Ovviamente non la si percorre tutta di un fiato. Molte sono le tappe obbligate, sia per ammirare i vari panorami, e sia per rifocillarsi. Si incontrano un po’ hotel e ristoranti che propongono pesce di lago. Ed anche una serie interminabile di ambulanti  con formaggi e salumi tipici, insieme a grandi quantitativi di catina (olivello spinoso), bacche simili a quelle di Goji solitamente in vendita da Tiger…
Una volta arrivati in cima ci si imbatte nell’inevitabile luogo più turistico della Tranfagarasan, dove pullulano le bancarelle di souvenir, ma appena si inizia la discesa si ha uno spettacolo che toglie il respiro. Si vede dall’alto gran parte della via percorsa, completamente circondati dalle montagne e non si sente assolutamente nulla…solo il vento!

Il Dianei 4, ultima fermata verso la libertà.

 

dianei fuoriIl Dianei 4, nell’omonima via, è uno dei locali di maggiore tendenza di Bucarest, uno di quei luoghi alternativi che alla sera si riempiono di giovani che vengono a bere birra (artigianale), gustare cibo ( rigorosamente organico) e ad ascoltare musica

bar-dianei-4La location è molto particolare, si tratta di una casa degli anni ’20, rimasta così com’era, nessun opera di recupero è stata fatta, se non quella di cercare di riportare alla luce quello che la barbarie comunista aveva coperto. Le mura sono scrostate, ma in alcuni punti è possibile ammirare quelli che erano gli affreschi di un tempo.

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Una vecchia stufa dell’epoca dà un’aspetto familiare a questa casa che di primo acchito sembra “stregata”. Il giardino, la terrazza, la rastrelliera per le bici, invece danno un tocco nostalgico urbano

ialAppartenuta nel periodo interbellico ad un certo Eugene Fenster, di cui non si sa nulla, la casa è stata nazionalizzata nel 1950, e ne conserva ancora la piastrella con la scritta IAL.

Nel 2007, dopo una lunga causa è tornata in possesso degli eredi legittimi, che ormai trasferitisi in Francia hanno preferito venderla all’attuale proprietario.
Ma quello che pochi sanno è che in questa abitazione, oltre ad essersi alternate molte famiglie coabitanti, è stata una di quelle case di “passaggio” servite a Ceausescu per uno dei suoi maggiori business: la vendita degli ebrei.
Ancora i vicini ricordano il viavai di persone con la valigia che stazionavano in questa villetta per qualche giorno, per poi proseguire verso Israele.
A partire dal 1965 il Conducator ha iniziato un contabilizzato commercio estero con questo paese , che senza immigrazione non sarebbe sopravvissuto, con lo scopo primario di procurarsi valuta straniera.
Esisteva un vero e proprio tariffario, da 1500 dollari per un operaio fino a 30 mila per un laureato.L’istruzione fornita aveva un costo. In 25 anni ha intascato circa 124 milioni di dollari.
Del resto, come egli stesso ha ammesso:”Il petrolio, gli ebrei e gli șvabi (svevi del Danubio, anche per loro lo stesso commercio, ma in forma ridotta) sono le merci più ricercate da esportazione“.