Il Vico, attraverso la sua teoria dei Corsi e Ricorsi Storici, attribuiva il ripetersi degli avvenimenti al disegno Divino. Un’ipotesi piu’ pragmatica si basa sulle crisi economiche, ma fatto è che il fenomeno migratorio che stiamo vivendo in Italia, sulla nostra pelle, altri non è che il contrario di qualcosa già avvenuta in passato, quando quelli che “partivano”per la Romania, eravamo noi.
Non dimentichiamo che nell’ 800 una porzione dell’Italia settentrionale faceva parte dell’impero Austriaco, come del resto anche una buona parte della Romania. Insomma in quell’epoca emigrare da Venezia a Brasov era un po’ come farlo da Reggio Calabria a Torino. E lo stato asburgico era ben interessato a trarre profitto dalle risorse offerte dalle sue provincie, motivo per cui favoriva lo spostamento di questa gente.
Anche dopo l’Unità d’Italia il fenomeno migratorio continuò verso questo paese, che all’epoca offriva molto lavoro nel settore dell’edilizia, nella costruzione di ponti e ferrovie, e nelle miniere.La Romania del periodo interbellico si presentava come un allettante crogiolo multiculturale e multietnico, e in quegli anni gli emigranti italiani raggiunsero il massimo storico, circa 60 000. Un numero così elevato di macaronari (così venivamo chiamati)non poteva vantare solo la crème de la crème, si trattava di gente semplice, ignoranti, lo stesso Mussolini tratteneva gli operai specializzati dentro il confine dando il permesso solo a quelli meno qualificati.
E ovviamente tra tutti si annidavano persone violente, gentaglia. E allo scadere del permesso di soggiorno molti restavano, diventando appunto, clandestini, e creando parecchi problemi.
Carmine Senise, uno dei partecipanti alla congiura del 25 luglio, l’ uomo che propose di fare arrestare Mussolini a Villa Savoia, fu anche il capo della polizia che stigmatizzò il comportamento dei connazionali: “La legazione in Bucarest segnala che alcuni connazionali, giunti in Romania a titolo temporaneo, non lasciano il Paese alla scadenza del loro permesso di soggiorno provocando inconvenienti con le autorità di polizia romene anche per il contegno non sempre esemplare da loro tenuto e per l’attività non completamente chiara dai predetti svolta”. La situazione lo preoccupava non poco: “Stante il crescente afflusso di connazionali in Romania si dispone che le richieste di espatrio colà vengano vagliate con particolare severità per quanto riguarda in special modo la condotta morale o politica degli interessati ed i motivi addotti, inoltrando a questo Ministero, Ufficio Passaporti, soltanto quelle che rivestano carattere di assoluta e inderogabile necessità”.
Ma non sono mancati quelli che hanno onorato la nostra nazionalità.
Molti dei palazzi di Bucarest sono stati realizzati per mano dei mastri architetti e decoratori italiani, come nel caso dei due fratelli Pietro e Giovanni Axerio, partiti da Rima, ai piedi del Monte Rosa e con la loro tecnica del marmo artificiale sono stati realizzati molti degli edifici piu’ belli , come il Palazzo Reale, l’Ateneo, Cotroceni (ora residenza del Presidente) e ancora il Castello di Sinaia e tanti altri.
In molti fecero rientro in patria. Chi decise di rimanere dovette consegnare il passaporto e “rumenizzare” il cognome.
Molti tra coloro rimasti si sono affermati come registi, attori, compositori, medici, scrittori e linguisti.
Spero in futuro di poter dedicare una categoria proprio a questi italiani, quasi sconosciuti in patria ma che qui hanno fatto molto.
Sono molto contenta che,finalmente,qualcuno ha fatto sapere la storia degli italiani arrivati sulla terra rumena,storia sconosciuta per la maggior parte del popolo italiano e anche per quel rumeno.Come discendente di una delle famiglie italiane arrivate in Romania da Friuli-Venezia Giulia,voglio ringraziare per questo articolo.Grazie,Stefania!
"Mi piace"Piace a 1 persona