Attenzione, c’è da spostare un palazzo

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Questo palazzo qui devi metterlo lì, quella chiesa là devi metterla qua…sembrano le note di Francesco Salvi.

E a dirigere il traffico degli edifici era l’ingegnere romeno Eugeniu Iordanescu.

Non è uno scherzo, quello di “muovere” migliaia di tonnellate su rotaie potrebbe sembrare un’impresa fantascientifica, ma in realtà è una cosa possibile, seppur poco frequente.

In Italia, ad esempio, il primo ed unico edificio ad essere stato spostato è stata una torre del ‘500, a Palo del Colle, in Puglia. Oltretutto in tempi piuttosto recenti, dato che la torre è stata traslata per poter allargare la strada statale in occasione di Matera 2019.

Curiosando in rete, ho visto che in Svizzera, una ditta altamente qualificata per questo tipo di opera, ha dislocato (a costi elevatissimi) qualche casa/villa  a Bellinzona e dintorni.

Questa pratica che a noi può sembrare poco comune, in realtà è piuttosto consueta nei paesi dell’Est Europa da tempi assai remoti.

Emmanuel Ghendel, ingegnere sovietico di origini tedesche, solo nel 1936, ha spostato 26 edifici sulla Gorky (oggi Tverskaya, una delle strade principali di Mosca).

E nel 1939, in una sola notte, è riuscito a spostare il grande complesso di Savvinsky, di 23 mila tonnellate, un record!

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Emulo di Hangel, l’ingegnere civile Eugeniu Iordanescu, viene ricordato come “il salvatore di chiese”. In tutta la sua vita ha mosso 23 edifici, di cui appunto 12 chiese, salvandole così dalla furia comunista che aveva sempre un motivo per abbatterle.

Dopo il terremoto del 1977, Ceausescu ha richiesto un’indagine sismica per individuare la zona più sicura per erigere il suo quartier generale (Casa del Popolo), e viene individuato il quartiere di Uranus, Sfanta Vineri, ovvero dove oggi si trova il Palazzo del Parlamento. Ha deciso così di demolire un’intera collina abitata da 40.000 persone, con chiese, ospedali, sinagoghe, ecc. Entra allora in scena Iordanescu, che con la sua proposta convince il dittatore che sarebbe stato più economico spostare le chiese che non distruggerle.

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E così che il 25 Giugno dell’82 la rivista Flacara riporta il seguente titolo :” Un monumento attraversa il viale”. La piccola chiesa ortodossa Schitul Macilor (1725), venne traslata di 245 m. E fu la prima di una lunga serie. Ed è solo grazie a lui che oggi queste si possono ancora visitare. Molte di esse sono dei gioielli su cui c’è parecchio da raccontare. E Ursula, su questo tema, organizza un tour davvero interessante.

chiesa schitulLa tecnica usata era quella di scavare sotto la struttura, creare un grande supporto di cemento armato e questo, una volta sollevato, veniva posizionato su rotaie.

Eugeniu Iordanescu (1929-2019)

Ovviamente, come racconta lo stesso Iordanescu su questo articolo di “The Guardian”, si trattava di una Romania comunista e isolata dal resto del mondo, motivo per cui attrezzatura e tecnologia erano esclusivamente locali. Quindi i binari e materiali erano gli stessi e si spostavano da un sito all’altro per risparmiare sui costi.

E dopo le chiese, ha spostato un ospedale, una banca e palazzi. Un intero condominio è stato spostato con tutti gli inquilini dentro, come dimostra questo simpatico video che vede lo stesso Ceaucescu assistere allo spettacolo.

Ma lo spostamento più spettacolare è stato quello realizzato nella città di Alba Iulia, dove, per realizzare il Boulevard Transilvania, era necessario abbattere un condominio di 80 appartamenti. Come si vede nelle foto che seguono, il palazzo è stato prima diviso e poi spostato da una parte e dall’altra per fare spazio alla strada. Il tempo necessario per far “viaggiare” il blocco è stato di 5 ore e 40 minuti, durante i quali gli abitanti (tranne quelli del pian terreno) hanno assistito dai balconi delle loro case.palazzi alba iulia

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La ciorba, piatto nazionale.

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Vent’anni fa, quando sono venuta a vivere per la prima volta in Romania, avevo chiesto quale fosse il cibo nazionale, cosa corrispondesse alla pasta o alla pizza. A dir la verità lo sguardo del mio interlocutore era rimasto sospeso nel nulla. E il mio pure, di conseguenza. Impossibile che non ci fosse un piatto a cui i Romeni non potessero fare a meno. La risposta, ho scoperto poi, era la ciorba!

Nel mio giardino crescevano varie piante e fiori e anche un sacco di erbacce, non era bello e ricco come oggi. Un giorno una mia vicina è venuta a prepararmi una ciorba, una squisitezza a detta sua, è uscita in giardino, ha raccolto quelle che io consideravo erbacce, e mi ha preparato una minestra. La ciorba di loboda (atrepice degli orti), una verdura che quando cuoce rilascia un liquido rosa, quindi la ciorba è rosa scuro, quasi viola. Solo guardarla mi faceva impressione! Il gusto poi, non sapeva di molto, era acquosa e un po’ acidula per via del borş, mi ha lasciata totalmente indifferente. La ciorba non era per me.

Per molto tempo non l’ho più assaggiata, la consideravo una brodaglia con verdure, la maggior parte a me sconosciute, come la ţelina, la radice di patrunjel e di păstârnac, il leuştean (sedano rapa, prezzemolo e pastinaca, levistico). Niente a che vedere col minestrone.

Ma poi ho cambiato idea, ho imparato a mangiarla, con la panna acida e il peperoncino piccante da mordere, ed è una delizia!

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La mia preferita è la ciorbă de văcuţă, con verdure e pezzetti di carne di manzo, la seconda è la ciorbă de fasole, con fagioli bianchi e costine di maiale affumicate, mentre per Stefania la migliore è quella di perisoare, con polpettine di carne.

Quella che non mangerò mai, dopo averla assaggiata però, è la ciorbă de burtă, con trippa, uova e molto aglio.

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La ciorba si mangia in ogni stagione, d’inverno scalda e d’estate disseta, ma per apprezzarla davvero vanno chiesti sia la panna acida che il peperoncino!!

I giardini segreti di Bucarest.

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Oggi è il 1 ottobre e fuori ci sono 30 gradi, ed è sempre un piacere passeggiare per le vie di Bucarest con le belle giornate. Vado nel mio luogo preferito di quando mi va di stare in solitaria, il mio giardino segreto. Non è niente di che, è un piccolo angolo verde, recintato con si o no 5 panchine, ma è la pace che lo contraddistingue. Due oggetti sono indispensabili per completare il quadretto: il mio kindle e il tremendo caffè preso dalla macchinetta all’interno della….eh no! Se lo dico non sarà più segreto. E’ un caffè tremendo, quello che Ursula definisce “la broda”, ma è il magico potere della location che lo rende bevibile. Come la pizza surgelata sul divano davanti alla tele!
Ma torniamo ai giardini segreti, una delle particolarità che questa città offre. Per fortuna, il fatto che siano “segreti”, ovvero non pubblicizzati dappertutto, li rendono ancora posti speciali, non eccessivamente frequentati, soprattutto dalle mandrie di turisti che sempre di più affollano questa città.
La cosa stupefacente è che sono immensi, in pieno centro, magari alle spalle di cadenti palazzi, o dietro recinzioni che sembrano quelle di un cantiere.
Si entra, si gira l’angolo, lasciandosi alle spalle traffico, clacson, autoambulanze e polizia e come d’incanto…il tempo si ferma! Si entra in giardini, se non addirittura in foreste dove le persone sono immerse nelle attività più disparate.
Arredate con tavoli e sedie, amache, grandi puff, in una magia di colori che ricordano le vacanze. Chi lavora al pc, mamme con bambini, chi, come me, mentre beve limonata (bevanda tipica rumena) ama guardare le persone come fossero quadri animati. Chi organizza feste di compleanno. E’il regno degli hipster e dei creativi!
gradina-edenIl Gradina (giardino)Eden, sulla Calea Victoriei, si trova a ridosso del Palazzo Stirbei, una costruzione neoclassica caratterizzata da 4 cariatidi sulla facciata. Non credo che ci sia l’insegna, si varca il cancello e…ci si ritrova in un’isola esotica! E una vasta gamma di succhi freschi e centrifughe contribuiscono al disintossicarsi dalla vita cittadina.
amacheIl Gradina Dorobanti, sulla Calea Dorobantilor. La prima volta che ci sono entrata, per sbaglio, mi è sembrato di sognare. C’era una porta di lamiera! Un paradiso che quando è chiuso è nascosto da un cancello di lamiera che mai lascerebbe immaginare cosa si trova all’interno.
bottiglieAnche qui (non a caso è lo stesso proprietario), una foresta con al centro un bancone bar con sopra tante bottiglie che pendono dal soffitto con delle corde. Di nuovo amache e relax totale.
fruttaDue luoghi spettacolari.
E continuando a parlare di luoghi poco conosciuti, non posso non menzionare quello che è il “luogo segreto”per eccellenza. Qui è stata fatta la scelta di non pubblicizzarlo da nessuna parte. Solo passa parola, e nonostante ciò è impensabile di andare senza prenotazione, si rischia il viaggio a vuoto.

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E’ il caso della Ceainaria Infinitea, una sala da tè meravigliosa. si trova nel quartiere Cotroceni, quindi anche fuori mano. Ma è la riprova che se una cosa merita, le distanze non solo non spaventano ma servono a “scremare” la clientela. Il cream tè, il vero tè all’inglese (con pasticcini dolci e salati) serviti nel più classico dei modi in una cornice da favola.

 

saletteUna casa antica, ma anche qui, dall’esterno nulla lascia presagire cosa si trova all’interno. Si fanno le scale e ci si ritrova in salette arredate con mobili antichi (interbellico), libri e porcellane d’epoca. Stanze calde, accoglienti, e poi l’esterno! Tavoli e sedie in ferro battuto turchese in un giardino su due livelli.
Ma è inutile che continuo, le immagini e il video, parlano da soli.

Chi fosse interessato a visite guidate di Bucarest o della Romania può contattare Ursula.

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