Maramures

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Adoro i posti difficili da raggiungere e il Maramures e’ uno di questi. Dalla parte opposta di Bucarest sulla cartina geografica, e’ la regione che più  ha conservato le sue tradizioni, in particolare il costume tipico, che le donne indossano ancora tutti i giorni.

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prova costume!

Il paesaggio e’ “antico”: covoni nei campi, dove gli uomini usano ancora la falce, carri trainati da cavalli, case di legno coi tetti spioventi, chiese del XVII secolo dai campanili affusolati, oche e galline che scorrazzano per le strade, molte rimaste in terra battuta.

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In Maramures bisogna prendersi tempo, godersi la giornata fermandosi a parlare con la gente, sedersi a guardare la vita del villaggio quando, verso sera, i contadini tornano dai campi col forcone sulla spalla,  passeggiare da un villaggio all’altro su sentieri immersi nella campagna, bere acqua minerale (fredda e gasata!) dalle sorgenti e mettere i piedi a bagno nel ruscello.

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La vita tra le alte colline coperte da boschi e’ dura, la maggior parte delle famiglie e’ autosufficiente, coltivano orti e campi, si occupano  dei frutteti, tagliano la legna per l’inverno, e allevano gli animali di cui hanno bisogno: pollame, maiali, mucche e pecore. Non c’e un giorno di vacanza, soprattutto d’estate quando oltre al lavoro quotidiano bisogna preparare le provviste per l’inverno. Marmellate, sciroppi, ortaggi in salamoia, nulla va sprecato, perchè alla peggio si da’ ai maiali. Nel vero senso della parola!

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Molti abitanti del Maramures sono emigrati, sono dei bravi lavoratori e i risultati della loro fortuna si vedono nelle case nuove che sorgono, un po’ stonate, accanto alle bellissime case tradizionali. Non c’è un gran futuro per i giovani, a cui sta stretta la vita di paese, non si può dargli torto. Ma per chi cerca una dimensione più umana dell’esistenza, non c’è posto migliore!

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fatto assieme alla padrona di casa

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La particolarità del Maramures è che si soggiorna nelle case della gente del luogo. Ospitali e aperti i “moroşeni” offrono il meglio delle loro tradizioni. Non vi allarmate se a colazione vi portano polenta e funghi o sniţel e formaggio, accompagnati da marmellata, cetrioli e pomodori, lardo e latte appena munto. Se poi volete esagerare potete chiamare un complesso di musicisti che in abiti folkloristici accompagna la cena, innaffiata di ţuica e vişinata.

Chi fosse interessato a un viaggio in Maramures può contattarmi Ursula.

Tutti al mare

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Dal delta del Danubio al confine con la Bulgaria si estendono ben 244 km di spiagge affacciate sul mar Nero.

caelia mamaiaLa località balneare più gettonata, stazione di vita mondana, baricentro degli eventi più importanti, delle discoteche più alla moda e degli hotel a 5 stelle è Mamaia.

In perfetto stile Ibiza, una musica ritmata e sparata a tutto volume accompagna i bagnanti fin dalla mattina. Mentre i nottambuli riposano dopo una notte di follie, le famiglie si sistemano sotto gli ombrelloni e sembrano non accorgersi dei potenti watt.

fratelli-beach-and-club-mamaia-104Insomma è uno di quei luoghi dove, chi è amante del relax è bene se ne stia alla larga, è come stare seduti con un libro vicino ad un martello pneumatico. Tra gli eventi dell’estate il Sunwaves Festival, vera e propria Mecca per gli amanti della techno. Con DJ che arrivano da  tutto il mondo, qui l’anno scorso un italiano, Marco Carola, ha dato il meglio di sé per 24 ore di seguito…

Appena sotto Costanza si trova  Eforie (nord e sud), qui, accanto alla stazione termale, nel 1899 venne aperto il primo hotel della costa. Luogo ideale dove dedicarsi alla vita da spiaggia e alla cura del corpo con bagni di fango, ed altri trattamenti.

La meta successiva e’ Costineşti, piccolo villaggio di pescatori trasformato in epoca comunista in un centro di villeggiatura per i giovani romeni. Da qui, a partire dagli anni ’60, trasmetteva Radio Vacanţă, unica finestra aperta sul mondo della musica straniera e creata dal regime per pubblicizzare il litorale romeno. I programmi erano in 5 lingue diverse: romeno, inglese, tedesco, francese e russo. Costineşti era il posto “in”, la Mamaia del tempo, si tenevano concerti rock, festival cinematografici, competizioni sportive, c’erano discoteche riservate agli stranieri il cui ingresso si pagava in “valuta” e le ragazze potevano partecipare al concorso di Miss.

Scendendo lungo la costa del Ponto Eusino (il mar Nero degli antichi Greci) ci si ritrova d’un tratto tra gli dei dell’Olimpo. Olimp, Neptun, Jupiter , Venus e Saturn, uno dopo l’altro queste località rappresentano al meglio l’architettura delle strutture ricettive dei tempi della Cortina di ferro. Come in un set cinematografico, tutto è in perfetto stile d’epoca. Enormi blocchi di cemento dai colori pastello, e interni con mobili anni ’70.

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Ville per l’elite comunista, le cosiddette de protocol,  volute da Ceausescu, destinate alla nomenclatura, le stesse che hanno ospitato capi di Stato come Gerald Ford, sono oggi disponibili (per 200/300 euro a notte) ad essere affittate da nostalgici o curiosi.

Un salto in un’ atmosfera retrò che merita di essere fatto prima  che scompaia schiacciata da più nuovi complessi turistici.

Plaja-Vama-VecheE finalmente si arriva a Vama Veche, il punto piu a sud, la Vecchia Dogana, al confine con la Bulgaria. Alternativa fricchettona a Mamaia, é l’ultima frontiera Hippy nel vero senso della parola. Da sempre sinonimo di libertà, qui tutto é lecito: dormire sulla spiaggia accanto ai falò, accamparsi con le tende, ascoltare musica fino all alba, ballare sotto la luna, e fare il bagno nudi.

1-mai-vama-veche-11Rave parties, concerti, litri di birra, ristoranti aperti non stop e amori che sbocciano dopo una notte di baldoria. A Vama Veche non si può andare a dormire senza aver visto l’alba. Emozionante. Quando i primi raggi  spuntano dalle acque del mar Nero, partono ad alto volume le note del Bolero di Ravel che, diffondendosi per tutta la baia, accompagnano in crescendo la spettacolare levata del sole, da non perdere. Chiaramente non è un luogo per famiglie!

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Qui finisce la Romania. Ma visto che siamo al confine, vale la pena fare un salto dall’altra parte, in Bulgaria. A soli 20 minuti si trova lo spettacolare promontorio di Kaliakra…la cui vista, come in questa foto, lascia senza fiato.

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Chi fosse interessato a visite guidate di Bucarest o della Romania può contattare Ursula.

 

Il Castello dei Corvino di Hunedoara

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Tărgoviṣte, dove Ceausescu ha trascorso le sue ultime ore.

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A poco più di un’ora da Bucarest, a Tărgoviṣte è possibile visitare l’unità miltare 01417, dove il Conducator e sua moglie sono stati processati e fucilati.

Da qualche giorno sono stati riaperti i dossier della Rivoluzione. Dopo 26 anni c’è ancora chi vuole fare chiarezza su quei sanguinosi avvenimenti. Si prevedono notti insonni per Iliescu

E’ una visita breve, si tratta solo di tre stanze, ma una di queste è ancora ben impressa nella memoria di molti di noi, che in quella sera di  Natale dell’89, hanno visto quelle immagini  commentate da Bruno Vespa. Per la prima volta si parlava della Romania, prima di allora un buco nero in Europa.

La loro fuga iniziata in elicottero dalla capitale terminava a bordo di una Dacia 2000 nera non lontano da questa caserma, il 22 Dicembre.

Si può provare ad immaginare le circostanze in cui è venuto a trovarsi il colonello Kemenici, nel dover gestire una situazione così complicata nella sua base. Cosa doveva farne dei due? Quali ordini doveva eseguire? Ma soprattutto di chi? Chi era al comando ora? Senza dimenticare che fuori, sul viale dei Castagni, dove si trova la caserma, la folla dei manifestanti, come in tutto il resto del Paese, inneggiava contro il Dittatore.

A Bucarest c’era il caos.

camerettaIn una stanza di 12 mq Nicolae e Elena hanno trascorso le prime due notti. Su letti militari di ferro, sempre sorvegliati. Pane nero e te’ ed una bottiglia di plastica per le esigenze fisiologiche.

Le guardie che per tutto il tempo hanno sorvegliato i coniugi raccontano  che Ceausecu non abbia mai dormito, più volte si sia alzato a percorrere la piccola stanza. Forse solo qualche attimo di tregua, chiedendo di avvicinare il suo letto a quello della moglie, riuscendo così a scambiare due parole con lei, a bassa voce.

Kemenici, dopo la prima notte, ricevendo ordini sempre più confusi, decide di diventare regista di quelle ultime tragiche scene. Fornisce loro divise militari e li fa salire su un camion, per portarli, sempre nell’ambito della recinzione, tra due baracche.

Alla sera, infreddoliti, rientrano in camera.

L’indomani il Dittarore  perde le staffe, cerca di togliere le pesanti coperte messe sulle finestre, dato che la stanza si affacciava sul viale. Voleva parlare alla folla sulla strada, aveva l’illusione di poterla affrontare, così come ancora aveva l’illusione che l’esercito potesse fare qualcosa per lui. Quale esercito? Non era più il suo esercito, non si sa più di chi era…

Una delle guardie è intervenuta, si chiamava Boboc, c’è stata una colluttazione. Ceausescu ha perso sangue dal naso.

Più di una volta, guardando i due sorveglianti negli occhi, come a volerli ipnotizzare, ha promesso loro “soldi e gradi”, in cambio di una fuga. Quali soldi? Non aveva nulla con sè, ma era arrivato a promettere un milione di dollari…

ceau tabDa Bucarest arrivano gli ordini, il nuovo nucleo al potere si sarebbe occupato della sorte dei due. Kemenici, li fa salire su un Tab, un anfibio militare, il loro ultimo rifugio. Li trasporta vicino al poligono, in attesa di altri comandi…attesa vana. Passano la notte lì dentro.

processoIl processo avrebbe avuto luogo nell’unità militare stessa. In una delle stanze che si possono visitare. Un processo di un’ora definito “mascarada” (pagliacciata) dallo stesso Ceausescu. Che continuava a dire :”Se avete già deciso di condannarci perchè inscenare questa pagliacciata!”

Poi, 5 minuti dopo, l’esecuzione, preceduta (e ben ripresa dalle telecamere) dagli istanti più drammatici, anche per un tiranno. “No,non legateci! Insieme abbiamo lottato e insieme vogliamo morire!I miei figli!”Grida Elena. Un corridoio, una porta, un vialetto e poi il cortile.Era il giorno di Natale.

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vialetto cortile

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La Fondazione Parada

spett parada 2 (2)“Spesso, in riferimento a questo blog, mio figlio Paride mi accusa di mettere in evidenza solo gli aspetti positivi della Romania. Dice che scriviamo poco di quello che c’è dietro l’angolo. E’ vero, ne parliamo poco.

Questa volta facciamo di più che girare l’angolo, andiamo nei bassifondi, per raccontare che cosa succede nei sotterranei di Bucarest.”

In una fredda e piovosa sera di marzo, in compagnia dell’amico Franco Aloisio, che da 17 anni presiede la Fondazione Parada Romania, siamo andati ad esplorare il sottosuolo, a vedere, ma soprattutto a conoscere i bosketari, ovvero ragazzi che vivono nella rete di canali che si trovano sotto le strade di Bucarest.

Per chi non conoscesse questa fondazione sarebbe bene vedere il film di Marco Pontecorvo  “Parada”,  che racconta la storia del mimo Miloud , che attraverso la sua arte e un sorriso è riuscito ad avvicinare  questi ragazzi con cui la vita è stata davvero impietosa. Dopo averli avvicinati e stabilito dei contatti, è nata una rete che si presta ad offrire loro gli elementi base per il sostentamento ed in alcuni casi molto di più.

foto-19-brI documentari girati intorno alla Gara de Nord, hanno fatto il giro del mondo, per tutti si tratta dei giovani delle fogne di Bucarest, che rubano e sniffano colla. Una definizione così toglie dignità al genere umano.

Non si tratta di fogne, quelle lasciamole ai topi e agli scarafaggi. Si tratta di una rete di gallerie, estesa sotto tutta la città, attraverso la quale passano tubi di acqua calda; un sistema centralizzato costruito in epoca comunista per portare nelle abitazioni acqua e riscaldamento. Nelle sale sotterranee, dove gli addetti  alla mautenzione lavorano  in caso di guasti, molti giovani senza casa trovano riparo, soprattutto d’inverno.

Ma chi sono? Sono più maschi che femmine, hanno un’età media di 13-15 anni, e storie comuni: famiglia numerosa senza mezzi, orfanotrofio, abbandono, violenza familiare….e tutti preferiscono la strada, perché, come dice Franco, una volta assaggiata la totale libertà raramente tornano indietro, nonostante tutto.

Fanno tenerezza, si vede che cercano di ricreare una sorta di famiglia, dove i grandi si prendono cura dei piccoli, dove la solidarietà è fondamentale.

Riccardo, ha 17 anni e sta per diventare papà.” Lo voglio questo figlio” ci dice.

Bia, ha 15 anni. Da 3 vive sulla strada, da quando la madre è andata a lavorare in Grecia, e lei non ha voluto seguirla. E’ stata in orfanotrofio, poi la nonna l’ha presa con sé, ma Bia è scappata. Sembra una ragazzina all’uscita da scuola, jeans, camicia a quadretti  legata in vita, giacchino nero di pelle finta.

Il  fenomeno dei bambini di strada risale ai primi anni ’90, forse come conseguenza del famoso decreto 770 del 1966 che vietò l’aborto per incrementare il numero di nascite e creare una generazione di „uomini nuovi” cresciuti nella fede comunista. Da allora ci fu una distinzione tra i figli nati “per amore” e quelli nati “per decreto”. C’era la fame, ma si doveva prolificare…con tutte le conseguenze derivanti, e un aumento smisurato di figli abbandonati, messi nei Camin de copii (orfanotrofi).

Con la caduta del regime e il mal funzionamento dell’apparato statale, negli anni ’90 si incominciarono a vedere i primi bambini „di strada”, alcuni scappati dagli orfanotrofi, altri da situazioni familiari di degrado, povertà e violenza. E tutti venivano a Bucarest, la grande città.

Sono passati quasi trent’anni, ma il fenomeno persiste, intere generazioni sono nate in strada.

La grande città ha un fascino, ma si finisce in una giungla, una giungla di diseredati, che vivono di espedienti. Non muoiono di fame, a Bucarest è impossibile morire di fame, ma finiscono con lo sniffare colla (Aurolac), o farsi di eroina, che ora si trova a prezzi da supermercato.

parada interniLa nostra serata è iniziata nel centro diurno della Fondazione Parada, dove un’ equipe di assistenti, educatori e psicologi si occupano di molti questi giovani, offrendo loro servizi scolastici, documenti, cure mediche, oltre ai generi di prima necessità, ovviamente.

Accompagnate da Iuliana, l’assistente sociale, siamo andate a incontrare alcuni di questi ragazzini che, tra l’altro,  vivono anche  in pieno centro. Faceva freddo e pioveva, loro, spuntati fuori dal nulla, ci sono corsi incontro appena ci hanno visti e si sono presentati dicendo il proprio nome e stringendoci la mano. Per nulla intimoriti dalla presenza di  sconosciuti hanno incominciato a raccontarci che la cosa che più gli piaceva era giocare a pallone. Hanno mangiato in silenzio i panini portati da Iuliana, che tutte le sere fa lo stesso giro, poi ci hanno spiegato dove dormivano, tutti insieme, come una famiglia. Bia era l’unica ragazza.

Abbiamo capito che il lavoro che fa Parada da vent’anni non è solo portare assistenza ma offrire una speranza, quella che Miloud ha portato con l’arte circense. Per molti di loro questa diventa un lavoro,  ed è bello vedere che entrano nel circolo virtuoso di voler aiutare altri ragazzi come loro.

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Parada diffonde gli spettacoli dei ragazzi di Bucarest, che da un mondo „di sotto” escono per salire sui palcoscenici, dove si sentono protagonisti e non più vittime della totale indifferenza.

Il prossimo spettacolo sarà a Milano,  ”Parada-is”,  il 2 e 3 Aprile al Teatro Fontana.

“Intorno a mezzanotte siamo tornate a casa ognuna coi suoi pensieri, con noi c’era anche Matilde (mia figlia, che deve dedicare alcune ore al volontariato, che contano come voto a scuola). Prima di andare a dormire mi ha guardata dicendomi grazie per la buona vita e l’amore.”

E’possibile fare qualcosa per loro.

Dal 2000, a Parada si è affiancata l’Inter Campus, organizzazione con a capo Carlotta Moratti, offrendo un progetto sportivo ed educativo attraverso il calcio.

Febbraio, 2014: InterCampus  Bucarest 2014. Foto ©Franco Origlia

Franco Aloisio

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Il cimitero felice di Săpânţa

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Săpânţa, un paese di appena 3000 anime, nel Maramures, a pochi km dal confine ucraino, ospita una delle maggiori, e curiose, attrattive turistiche, il Cimitero Felice, una necropoli unica al mondo!

Considerato che la religione in questione è  quella ortodossa, e che questo termine implica un certo rigore, tanto da rientrare nel nostro linguaggio comune per esprimere una certa adesione alle regole, di primo acchito suona un po’ strano.

In realtà, la tradizione riporta agli antichi Daci che credevano nell’immortalità dell’anima, e consideravano  la morte un modo per ricongiungersi a Zalmosside, il loro Dio.

E’ costume in Romania, vegliare il defunto per tre giorni e tre notti, perchè vi è la convinzione che se lasciato solo possa finire in un oltretomba triste. E per tutta la durata della veglia si mangia, si beve, si gioca a carte, si raccontano aneddoti divertenti.

Dopo questo periodo, la bara, aperta (e spesso caricata su carretti, macchine con il portellone aperto, che si sostituiscono in alcuni casi ai carri funebri) viene portata in chiesa per la benedizione del pope.

Questo per dire che la vita viene celebrata più della morte, e il cimitero di Săpânţa, con il suo originale modo di esorcizzare la morte, è diventata patrimonio mondiale dell’Unesco.

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Tutte le tombe sono caratterizzate da una croce di legno, colorata di azzurro (da cui è nato l’azzurro di Săpânţa), sulle quali vengono riportati epitaffi  che, con una spiccata ironia, raccontano la vita del defunto. Tutti sono in rima e alcuni sono davvero divertenti, come quello della suocera che recita:

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“Sotto questa pesante croce riposa la mia povera suocera.

Se avesse vissuto altri tre giorni

c’ero io sotto e lei sopra a leggere.

Non svegliatela altrimenti mi sgrida di nuovo.

Resta qui mia cara suocera”

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“Per quanta vita nel mondo passata

me la sono sempre cavata

in Italia sono andato a lavorare

per poter i miei figli laureare.

Quando tutto si è aggiustato

una malattia via mi ha portato

facendoti arrabbiare, moglie mia Irina,

ti lascio ai figli vicina”

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“Io qui riposo

mi chiamo Toador Băsu

per tutta la vita che ho passato

capre, pecore, vitelli e agnelli ho macellato

in carne e salsicce li ho trasformati

e dalle signore sono stati acquistati.

Ho lasciato la vita all’età di 61 anni

E altri, come una sorta di Antologia di Spoon River, raccontano la vita che avrebbero voluto avere..

A iniziare questa tradizione fu  un contadino del villaggio, Stan Ion Patrăş, scultore, pittore e poeta locale che negli anni 30 iniziò a scolpire e adornare queste croci. L’artista  realizzò centinaia di simili lapidi fino al 1977, anno in cui morì. Da allora il suo lavoro viene continuato dal suo apprendista, Dumitru Pop Tincu.

Quest’ultimo si trova spesso a dover fronteggiare eccessi di richieste, molte sono le prenotazioni di chi ha il desiderio di trascorrere il post mortem in questo luogo. E non solo gli abitanti del paese, ma anche turisti americani, tedeschi, ed… italiani!

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Le Terme di Bucarest, diamo i numeri!

thermeInaugurato appena un mese fa,a soli 15 km da Bucarest, e a 5 dall’aeroporto, si trova il centro termale più grande d’Europa,su una superficie di 250.000 mq. Un investimento di ben 50 milioni di Euro!Un’avveniristica struttura interamente di vetro di 30.000 mq di cui 3000 di piscine.Ci si arriva in macchina ,  taxi, oppure col servizio navetta.

Divisa in tre zone, Galaxy, The Palm ed Elysium è una vera fabbrica del relax, ma non è questo che mi ha colpita, me lo aspettavo. Quello che invece mi ha davvero sorpresa è stata la tecnologia e la cura nei dettagli.

E si vede già dall’entrata. Dopo aver pagato il biglietto d’ingresso che varia da un minimo di 39 lei (9 euro) ad un massimo di 89 (20), a seconda delle zone e del tempo, viene dato una specie di braccialetto dotato di chip, con stampato un numero di 4 cifre che corrisponde al proprio armadietto.

armad (2)Se necessario, sono disponibili armadietti con spine, o Qi, la tecnica che permette di ricaricare il cellulare col sistema ad induzione elettromagnetica.

Con questo dispositivo al polso, passato sui led, è possibile passare da un settore all’altro, o pagare gli extra (massaggi, cibo, bevande)…come sulle navi da crociera!

Un sistema di ventilazione impedisce che tutti i vetri della struttura (saune comprese) possano appannarsi. Altre ventilazioni si trovano negli armadietti, ed altri intorno alle piscine, per appendere i teli, in modo da essere sempre asciutti.

Le docce, obbligatorie prima di entrare in piscina, sono di marmo di ardesia proveniente dal Brasile.

La zona Galaxy è l’unica in cui hanno accesso anche i bambini, motivo per cui è la più frequentata. Sulle pareti, stampate ad alta risoluzione, le immagini catturate dal telescopio spaziale Hubble.

toboga (2)Qui oltre numerosi toboga (1,3 km) è presente una piscina di 560 mq, in cui si alternano 6 tipi di onde, così da simulare 6 mari diversi.

Proprio qui sotto si trova il pozzo che alimenta il centro termale, trovato ad una profondità di 3100 m (come la Calea Victorei). Pare che in realtà stessero perforando alla ricerca di idrocarburi…

Qui l’acqua, trattata con ozono purificato (niente odore di cloro), viene cambiata ogni 4 ore. Chiedo lumi. Mi dicono che in profondità essa è di 85 gradi, quindi per una questione di risparmio energetico, si preferisce portare su acqua calda piuttosto che riscaldarla in loco. Quella eliminata finisce nei laghetti esterni e in alcuni impianti di depurazione. Geniale!

touch toboga (2)Un piccolo touch screen all’interno dei toboga permette di scegliere le luci e la musica che si desiderano nel tunnel al momento della discesa.

Nella zona The Palm, si è immersi in un enorme palmeto, con centinaia e centinaia di orchidee, la temperatura ricorda quella delle serate estive. Al calar del buio l’atmosfera cambia totalmente, un sistema di 4000 m di cavi assicura migliaia di piccoli punti luce con un effetto bellissimo.

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Qui una piscina centrale permette l’accesso all’esterno attraverso una porta girevole. Fuori, Jacuzzi e docce a spruzzi caldi si alternano. E’ possibile stare immersi nell’acqua sdraiandosi su superfici da cui escono getti di acqua calda, piacevolissimo, specie di notte, sotto le stelle.

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Nell’Elysium, si trovano le saune, con temperature diverse e tutte a tema. L’Himalaya ha le pareti di sale rosa, Alhambra in stile moresco, Hollywood con sala cinema (proiezioni di corti da 7 minuti), Provence con aromaterapia, ecc.

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E dopo la sauna? Una bella doccia fredda nella stanza chiamata Calle.

Due sono i ristoranti, uno à la carte e l’altro self service. Quest’ultimo offre una bella varietà di menù a prezzi più che contenuti. Un esempio? 19,90 lei (5 euro) per un pollo tandoori e riso basmati e 6,9 lei (meno di 2 euro) per un bicchiere di vino…

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Come sempre, in questi luoghi le foto sono poco esplicative. Consiglio di guardare questo video, dove oltre ad avere un meraviglioso colpo d’occhio, si assiste ad un evento simpatico. L’orchestra sinfonica di Bucarest, a sorpresa, in accappatoio e bermuda, si è esibita offrendo un breve concerto ai bagnanti….

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Il giardino di Brâncuși a Targu Jiu

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Targu Jiu si trova in Oltenia, a circa 300 km da Bucarest, ed ospita all’aperto le opere del grande scultore Constantin Brâncuși .
Nato il 19 Febbraio del 1876 (quest’anno ricorrono i 140 anni) nel villaggio di Hobitza, non lontano da quì. Dopo aver studiato arte a Craiova e in seguito a Bucarest, nel 1904 si reca a Parigi, a piedi, impiegando circa due mesi.
Qui, i suoi amici sono August Rodin, Amedeo Modigliani, Henri Matisse, Marcel Duchamp e Henri Rousseau.
Sempre alla ricerca del signifcato dei simboli e della spiritualità arcaica della sua terra rumena, come lo descrive lo storico delle religioni Mircea Eliade,  Brâncuși è apparso  ad altri come lo spregiudicato ideatore di oggetti scandalosamente in bilico tra la forma e l’informe, tra arte e non arte.
constantin_brancusi-bird-in-spaceCurioso il caso giudiziario del 1926, legato all’esportazione di una sua opera d’arte astratta, evento noto con il nome di «Caso Brâncuși». Un processo contro le Dogane degli Stati Uniti per stabilire se la sua scultura “Uccello nello spazio” fosse soggetta ad imposta (240 dollari)in quanto manufatto o dovesse essere considerata un’opera d’arte.
Circa 10 anni prima Marcel Duchamp, aveva inviato un orinatoio alla mostra della Society of Independent Artists, presentandolo come “Fontana” e la questione di dover porre un limite alle possibilità dell’interpretazione e dell’autonomia artistica ritorna con forza negli interrogatori della corte.
Brâncuși ha dedicato le opere monumentali di Targu Jiu alla memoria dei caduti nelle lotte per la difesa della città, durante la prima guerra mondiale. Tornato nel Paese nel 1937 , in un anno, ha realizzato più opere all’aperto lungo la strada chiamata oggi “La via degli Eroi”.
Su questa strada, chiamata anche “L’Asse Brâncuși ”, si trova il ponte dove, il 14 ottobre 1916, dopo duri combattimenti, la popolazione della città è riuscita a bloccare le truppe tedesche. Vicino al ponte, sulla riva dello Jiu, c’è il Parco dove si trovano le sue opere scolpite in pietra.
images poarta masa_tacerii-2All’ingresso c’è la „Porta del Bacio”, posto in cui, tradizionalmente, si fanno fotografare gli sposi. Sulla stradina dietro la Porta, si trovano da una parte e dall’altra, delle sedie di pietra, a forma di clessidra e alla fine un’altra opera di Brâncuși  – Il Tavolo del Silenzio – circondato da dodici sedie rotonde di pietra, sempre a forma di clessidra.
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 Al polo opposto dell’asse si trova la famosa Colonna senza fine, alta 30 metri e formata da moduli di bronzo, a forma di clessidra, illuminata di notte da fari, come tutte le sue sculture a Târgu Jiu. Le sue opere non hanno mercato. Sono tutte nei più grandi musei come il Guggenheim Museum di New York, la National Gallery of Art di Washington, il Museum of Modern Art di New York , il museo Penny Guggenheim di Venezia, e naturalmente quello di Arte Nazionale Rumena di Bucarest.
E’ morto ricco e famoso, ma con poche cose, quelle che poi verrano trovate nel suo studio. Qualche libro, qualche disco di musica classica. E poi appunti sparsi su quaderni e foglietti, sui banchi di lavoro, tra le sculture e la polvere di marmo. Frasi e riflessioni raccolti nello straordinario volume “Aforismi”.

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A Sinaia, Peleş, il castello delle meraviglie

 

peles-iarna 2Quando si arriva ai piedi del castello di  Peleş si resta a bocca aperta, sembra proprio quello delle fiabe! Nel bel mezzo di una foresta montana, nei pressi di Sinaia, località sciistica che dispone di ben 22 km di piste, è preferibile visitarlo in inverno. La neve ne accresce il fascino.

Esternamente tipico esempio di architettura bavarese,all’interno diversi stili si accostano  magicamente di tra loro, barocco, neorinascimentale tedesco e italiano e perfino rococò.

Inaugurato nel 1883 da Carlo I di Romania, ha il primato di essere il primo maniero al mondo alimentato completamente con energia elettrica prodotta in loco.

All’ingresso vi è la statua di Carol I di Raffaello Romanelli, lo stesso della statua equestre di Carlo Alberto dei giardini del Quirinale.

peles entrataHa una superficie di 3.200 metri quadrati,  160 stanze, ognuna con un tema che rispecchia diverse culture del mondo. Questi variano a seconda della funzione (uffici, biblioteche, armerie, gallerie d’arte) o per stile (fiorentino, turco, arabo, francese, imperiale). Tutte le camere sono estremamente e lussuosamente arredate, decorate nei minimi dettagli.I  lampadari sono in vetro di Murano,  le porcellane di Sèvre, e alle pareti pelli di Cordoba.

Si tratta della residenza preferita di Carlo I ma soprattutto di sua moglie Elisabetta di Wied,  scrittrice conosciuta col nome d’arte di Carmen Sylva.

sinaia morescaQuest’ultima ha seguito personalmente i lavori, per i quali sono stati necessari 400 artigiani, provenienti da tutta Europa, e così annotava nel suo diario:” Gli italiani erano muratori, i romeni costruivano terrazze, gli albanesi e i greci lavoravano la pietra, i tedeschi e gli ungheresi lavoravano il legno. I turchi costruivano mattoni. Gli ingegneri erano polacchi, mentre gli scalpellini erano cecoslovacchi. I francesi erano disegnatori, gli inglesi erano alle misure. Si potevano osservare centinaia di costumi nazionali e parlavano, litigavano e cantavano in quattordici lingue in tutti i dialetti e desinenze, un mix gioioso di uomini, cavalli, carri, buoi e bufali domestici.”

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Il castello ha avuto il suo periodo di gloria,  quando ha ospitato, oltre a re ed imperatori (tra cui Francesco Giuseppe I d’Austria e l’imperatrice Sissi, grande amica di Elisabetta) anche tanti grandi artisti dell’epoca: Sarah Bernhardt, George Enescu, Pierre Loti, Gustav Klimt (che ha dipinto le pareti della sala del teatro in cui, per la prima volta in Romania è stata proiettata una pellicola cinematografica).

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Elisabetta, era una grande mecenate ed  uno spirito piuttosto anticonformista per l’epoca, è sua questa frase: ” La moda è fatta per le persone prive di gusto, l’ etichetta per le persone sprovviste di educazione, e le chiese per quelli che non hanno religione” .

E’ un giro piuttosto lungo, quasi tutte le stanze sono visitabili, ed in ognuna ci si sofferma ad ammirarne i particolari.

Una volta usciti, si passa davanti alla residenza di Peleşor, di gran lunga più modesta, voluta da Maria (di Sassonia-Coburgo, nipote della Regina Vittoria, moglie di Re Ferdinando). Qui si trova una stanza tutta d’oro , le cui pareti sono interamente ricoperte da foglie di cardo, simbolo della Scozia,la sua patria.

 

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Ma le meraviglie di Sinaia non finiscono qui. A questo punto vale la pena raggiungere l’Hotel Ioana, all’interno del quale c’è uno dei ristoranti più spettacolari di tutta la Romania, il Forest. Costruito nel bel mezzo di una foresta, e quando dico in mezzo significa che si è tra gli alberi, che continuano a crescere indisturbati tra i tavoli. Il pavimento di legno, sospeso a mo’di palafitta, è fatto a soppalchi che delimitano le zone del ristorante. Difficile da descrivere e nessuna foto è capace di mostrare lo spettacolo che offre.Occorre andarci!

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La Transilvania è in cima alla top ten delle regioni turistiche consigliate dalla Lonely Planet per 2016, c’è da stupirsi?

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