“Spesso, in riferimento a questo blog, mio figlio Paride mi accusa di mettere in evidenza solo gli aspetti positivi della Romania. Dice che scriviamo poco di quello che c’è dietro l’angolo. E’ vero, ne parliamo poco.
Questa volta facciamo di più che girare l’angolo, andiamo nei bassifondi, per raccontare che cosa succede nei sotterranei di Bucarest.”
In una fredda e piovosa sera di marzo, in compagnia dell’amico Franco Aloisio, che da 17 anni presiede la Fondazione Parada Romania, siamo andati ad esplorare il sottosuolo, a vedere, ma soprattutto a conoscere i bosketari, ovvero ragazzi che vivono nella rete di canali che si trovano sotto le strade di Bucarest.
Per chi non conoscesse questa fondazione sarebbe bene vedere il film di Marco Pontecorvo “Parada”, che racconta la storia del mimo Miloud , che attraverso la sua arte e un sorriso è riuscito ad avvicinare questi ragazzi con cui la vita è stata davvero impietosa. Dopo averli avvicinati e stabilito dei contatti, è nata una rete che si presta ad offrire loro gli elementi base per il sostentamento ed in alcuni casi molto di più.
I documentari girati intorno alla Gara de Nord, hanno fatto il giro del mondo, per tutti si tratta dei giovani delle fogne di Bucarest, che rubano e sniffano colla. Una definizione così toglie dignità al genere umano.
Non si tratta di fogne, quelle lasciamole ai topi e agli scarafaggi. Si tratta di una rete di gallerie, estesa sotto tutta la città, attraverso la quale passano tubi di acqua calda; un sistema centralizzato costruito in epoca comunista per portare nelle abitazioni acqua e riscaldamento. Nelle sale sotterranee, dove gli addetti alla mautenzione lavorano in caso di guasti, molti giovani senza casa trovano riparo, soprattutto d’inverno.
Ma chi sono? Sono più maschi che femmine, hanno un’età media di 13-15 anni, e storie comuni: famiglia numerosa senza mezzi, orfanotrofio, abbandono, violenza familiare….e tutti preferiscono la strada, perché, come dice Franco, una volta assaggiata la totale libertà raramente tornano indietro, nonostante tutto.
Fanno tenerezza, si vede che cercano di ricreare una sorta di famiglia, dove i grandi si prendono cura dei piccoli, dove la solidarietà è fondamentale.
Riccardo, ha 17 anni e sta per diventare papà.” Lo voglio questo figlio” ci dice.
Bia, ha 15 anni. Da 3 vive sulla strada, da quando la madre è andata a lavorare in Grecia, e lei non ha voluto seguirla. E’ stata in orfanotrofio, poi la nonna l’ha presa con sé, ma Bia è scappata. Sembra una ragazzina all’uscita da scuola, jeans, camicia a quadretti legata in vita, giacchino nero di pelle finta.
Il fenomeno dei bambini di strada risale ai primi anni ’90, forse come conseguenza del famoso decreto 770 del 1966 che vietò l’aborto per incrementare il numero di nascite e creare una generazione di „uomini nuovi” cresciuti nella fede comunista. Da allora ci fu una distinzione tra i figli nati “per amore” e quelli nati “per decreto”. C’era la fame, ma si doveva prolificare…con tutte le conseguenze derivanti, e un aumento smisurato di figli abbandonati, messi nei Camin de copii (orfanotrofi).
Con la caduta del regime e il mal funzionamento dell’apparato statale, negli anni ’90 si incominciarono a vedere i primi bambini „di strada”, alcuni scappati dagli orfanotrofi, altri da situazioni familiari di degrado, povertà e violenza. E tutti venivano a Bucarest, la grande città.
Sono passati quasi trent’anni, ma il fenomeno persiste, intere generazioni sono nate in strada.
La grande città ha un fascino, ma si finisce in una giungla, una giungla di diseredati, che vivono di espedienti. Non muoiono di fame, a Bucarest è impossibile morire di fame, ma finiscono con lo sniffare colla (Aurolac), o farsi di eroina, che ora si trova a prezzi da supermercato.
La nostra serata è iniziata nel centro diurno della Fondazione Parada, dove un’ equipe di assistenti, educatori e psicologi si occupano di molti questi giovani, offrendo loro servizi scolastici, documenti, cure mediche, oltre ai generi di prima necessità, ovviamente.
Accompagnate da Iuliana, l’assistente sociale, siamo andate a incontrare alcuni di questi ragazzini che, tra l’altro, vivono anche in pieno centro. Faceva freddo e pioveva, loro, spuntati fuori dal nulla, ci sono corsi incontro appena ci hanno visti e si sono presentati dicendo il proprio nome e stringendoci la mano. Per nulla intimoriti dalla presenza di sconosciuti hanno incominciato a raccontarci che la cosa che più gli piaceva era giocare a pallone. Hanno mangiato in silenzio i panini portati da Iuliana, che tutte le sere fa lo stesso giro, poi ci hanno spiegato dove dormivano, tutti insieme, come una famiglia. Bia era l’unica ragazza.
Abbiamo capito che il lavoro che fa Parada da vent’anni non è solo portare assistenza ma offrire una speranza, quella che Miloud ha portato con l’arte circense. Per molti di loro questa diventa un lavoro, ed è bello vedere che entrano nel circolo virtuoso di voler aiutare altri ragazzi come loro.
Parada diffonde gli spettacoli dei ragazzi di Bucarest, che da un mondo „di sotto” escono per salire sui palcoscenici, dove si sentono protagonisti e non più vittime della totale indifferenza.
Il prossimo spettacolo sarà a Milano, ”Parada-is”, il 2 e 3 Aprile al Teatro Fontana.
“Intorno a mezzanotte siamo tornate a casa ognuna coi suoi pensieri, con noi c’era anche Matilde (mia figlia, che deve dedicare alcune ore al volontariato, che contano come voto a scuola). Prima di andare a dormire mi ha guardata dicendomi grazie per la buona vita e l’amore.”
E’possibile fare qualcosa per loro.
Dal 2000, a Parada si è affiancata l’Inter Campus, organizzazione con a capo Carlotta Moratti, offrendo un progetto sportivo ed educativo attraverso il calcio.
Chi fosse interessato a visite guidate di Bucarest o della Romania può contattare Ursula
Particolarmente interessante la fondazione Parada! Brave Stefania e Ursula, il vostro lavoro è sempre più meritevole di attenzione da parte di tutti noi. Continuate, continuate…
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