
Romania uguale Dracula. Una leggenda che continua a portare in questo paese migliaia di turisti, e che ogni giorno vanno ad intasare le strette scale del Castello di Bran. Ma qual’è la relazione tra Vlad l’impalatore e il conte vampiro di Bram Stoker?
Il merito di aver scoperto l’identità che si celava dietro il protagonista del romanzo è di due studiosi di storia del Boston College, Raymond T. McNally e Radu Florescu, autori di Storia e Mistero del Conte Dracula, un interessante libro che ho appena finito di leggere.
McNally, americano, è stato professore di storia russa e dell’Europa dell’ Est con la passione della letteratura horror e Radu Florescu, rumeno, direttore dell’East European Research Center e già consigliere di Ted Kennedy sulle questioni dell’Europa orientale.

Radu Florescu , 1925-2014
Durante un soggiorno a Bucarest, negli anni ’70, sorseggiando una palinka, convinti che dietro il protagonista di Stoker e i numerosi riferimenti alla Transilvania ci fosse ben oltre la pura immaginazione, i due decidono di imbarcarsi in questa ricerca. Iniziarono così viaggi ed approfondimenti in archivi e biblioteche dell’Europa dell’Est. E solo dopo aver ritrovato i diari e i taccuini di Stoker, giunsero alla conclusione che lo scrittore si ispirò a Vlad Tepes e alle tradizioni vampiresche transilvane. Ma chi era realmente il sanguinario principe che tanto ha affascinato lo scrittore irlandese? Un machiavellico sovrano, crociato e stratega militare o una persona crudele che si beava nel vedere il sangue dei suoi convitati?
Vlad III di Valacchia fu il secondogenito di Vlad II ( fatto membro dell’ordine del Drago dall’Imperatore del Sacro Romano Impero Sigismondo). Da qui figlio di”Dracul”, che significa drago ma anche diavolo. Il giovane Vlad e suo fratello Radu Cel Frumos (ovvero Radu Il Bello,e pare che lo fosse davvero), poco più che bambini,vengono lasciati in ostaggio dal padre in dimostrazione della sua lealtà ai Turchi,e trascorrono molti anni nella fortezza di Egrigoz, in Asia Minore. Questo soggiorno forzato, senza dubbio contribuì alla sua formazione, dotandolo sicuramente di una buona dose di “cinismo bizantino”.
Inoltre il contesto storico, trattandosi del “buio”Medioevo, ha avuto la sua importanza vedendo il dilagare di sistemi punitivi assurdi. La stessa Chiesa, con la Santa Inquisizione non concesse sconti riguardo a torture…
Quindi, tutto sommato, un “impalatore seriale”, forse all’epoca poteva pure passare inosservato. Ma, questa la grandiosità della ricerca dei due americani, la leggenda di Vlad Tepes, parte dalla pubblicità negativa della sua epoca.

Molti monaci cattolici tedeschi, fuggirono dalla Transilvania a causa del brutale tentativo di Dracula di eliminare le istituzioni cattoliche e confiscare loro le ricchezze. Quale miglior vendetta che raccontare, ingigantire e divulgare e quindi diffamarlo? I Pamphlet sassoni diventano i bestsellers dell’epoca. E la concomitante invenzione della stampa ne aumenta la produzione, diventando così tra le prime pubblicazioni a carattere non religioso. Un’opera che rappresenta il più completo resoconto coevo di Dracula è La storia di un pazzo sanguinario di nome Dracula di Valacchia(1463), di Michel Beheim, conservato all’Università Di Hidelberg. Ma molti altri pamphlet, anonimi, sono stati ritrovati a Norimberga, Lubecca, Augusta, Amburgo, ecc. Spesso sono corredati di incisioni in cui viene raffigurato il principe che banchetta tra gli impalati.
In tutti gli episodi narrati Vlad, uccide, taglia, impala, smembra, e cuoce le sue vittime.
La cosa curiosa è che accanto a questi racconti tedeschi, parallelamente, in Russia vi è una grande produzione di manoscritti che narrano (più o meno) gli stessi aneddoti di Dracula, ma con punti di vista differenti.
Il più antico di essi si trova nella Biblioteca Nazionale di San Pietroburgo, si tratta de La storia di Dracula (collezione Kirillov-Belozersky). Redatto nel 1490 dal monaco Efrosin, questi scrive di averlo copiato dal racconto di Fedor Kurytsin, un diplomatico russo che si trovava presso la corte ungherese qualche anno prima. Qui,a differenza della versione tedesca, Dracula viene descritto come autocrate “crudele ma giusto”, con azioni feroci, ma necessarie per il bene dello stato. Doveva adottare misure forti non solo contro gli invasori turchi, ma pure verso gli aristocratici boiari.
Ai libelli truculenti si sono aggiunte le tradizioni contadine transilvane, dove il vampirismo è ricorrente. Vlad Tepes, il cui nome poteva finire nell’oblio come tanti altri signori della guerra di quel periodo, e’ stato quindi riportato alla luce da Bram Stoker alla fine del XIX secolo.
Ma esiste una stirpe? Pare proprio di si. Radu Florescu ha dedicato gli ultimi anni della sua vita alla ricostruzione del suo albero genealogico, pubblicando Dracula’s Bloodline e dimostrandone la discendenza.
Il sangue dei Drăculești continua a scorrere nelle vene dell’amico Radu Florescu jr. che, a differenza dell’ antenato, i suoi convitati li tratta molto bene, nella sua bella casa con vista Arco Di Trionfo.

Radu Florescu jr
Chi fosse interessato a visite guidate di Bucarest o della Romania può contattare Ursula.
Non amo usare il blog per pubblicizzare le attività commerciali. Amo invece trasmettere le sensazioni di fronte alle cose che mi piacciono o non mi piacciono. Ma ci sono dei luoghi e delle vicende che meritano di essere conosciuti. In più, ho sempre avuto un debole le storie di successo. Beh! Mi pare che gli elementi ci siano tutti per parlare di 
Cristian nasce a Fagaras. Negli anni ’70 sceglie la libertà, e chiede di avere il passaporto per poter lasciare la Romania e raggiungere suo fratello in Italia. Questa richiesta non gli permette di terminare gli studi, viene espulso dalla facoltà per “parassitismo”. Ma, come tutte le persone lungimiranti, ne vede il lato positivo, ovvero la possibilità di avere più porte aperte davanti a sè. Dall’Italia, con in tasca solo 60 dollari, raggiunge il Canada. Qui, non conoscendo la lingua, inizia lavando piatti o lavorando nei bar. Dopo aver imparato l’inglese trova impiego come tecnico designer di giorno e alla sera continua a lavorare nei bar.
Per farlo inizia ad acquistare terreni e chiedere permessi (l’attività più rognosa in Romania). Vende le sue proprietà. Vende una Maserati per acquistare un trattore, uno scavatore, ecc.


Quattro anni di blog e non abbiamo ancora parlato del Gerovital…forse è grave, visto che è tra le eccellenze dei prodotti rumeni e che è conosciuto in tutto il mondo. A questo si aggiunge che ogni volta che torniamo in Italia le nostre valigie strabordano di questa linea cosmetica, siamo diventate delle “spacciatrici” di Gerovital tra le amiche (e amici) che continuano, a ragione, a farne gran richiesta. Prima o poi ci fermeranno in aeroporto….
Negli anni ’50, Ana Aslan, medico romeno, scopre la formula della vitamina H3, un prodotto basato sulla procaina, che fino ad allora era conosciuta solo come anestetico locale, e realizza che quest’ultima poteva essere usata per combattere le malattie degenerative della vecchiaia.



Ma torniamo al Globus. Se il circo in Romania ha rappresentato per molti anni una grande attrattiva per il pubblico, tanto da meritare una costruzione apposita, parte del merito va a Teodoro Sidoli, fondatore dell’omonimo circo che per oltre un secolo fu annoverato tra i più famosi d’Europa.
Tutta la famiglia era all’altezza del nome che portava. Il primogenito Cesare pare che superasse il padre come cavallerizzo.
Tra tutte la sua attenzione cadde su un tipo a combinazione alfabetica, che si apriva spostando le lettere dei cilindri fino a formare la parola chiave, che in questo caso era proprio “chiave”. Il direttore giurò solennemente di non rivelare ad alcuno il segreto. L’indomani, il 2 giugno del 1902, in presenza di un elevato numero di spettatori e stampa, accadde una cosa curiosa. Houdini aprì la sua valigia piena di manette ed invitò l’antagonista a sceglierne una. Ovviamente, Kleppini si fiondò su quella mostrate il giorno prima al direttore, ma dopo ore ed ore di tentativi non riuscì ad aprirle.



Nato dall’incontro del giornalista con Marius Oprea, il testo dà voce a quest’ultimo, archeologo, dissidente ai tempi di Ceauşescu, molto conosciuto in Romania per le sue inchieste. Fondatore dell’
Percorrendo la A 2, meglio conosciuta come l’autostrada del Sole, che collega Bucarest con Constanta, quando si oltrepassa il Danubio, si incontra il comune di Cernavoda.

A completare lo scenario, due grandi Dorobanti (soldati del XVII sec) di bronzo, realizzatiti dallo scultore francese Leon Pilet.
Il ponte venne intitolato inizialmente a re Carlo I, ma fu chiamato Anghel Saligny negli anni del regime comunista, per cancellare il sovrano dalla memoria pubblica. Venne chiuso nel 1987 e dichiarato monumento, dopo l’inaugurazione dell’attuale.

Ovviamente sto parlando di una copia, l’autentica opera scultorea si trova ai Fori Imperiali, ormai è parte del paesaggio urbano. Ma quanti l’hanno vista? Intendo dire per tutta la sua lunghezza (o meglio dire altezza). Un libro di pietra alto quanto un palazzo di 12 piani.
Ogni tavola rappresenta un fotogramma di quel “Colossal” che è stata la conquista della Dacia e la fine di Decebal. Ma a parte questo è l’opera che fornisce il maggior numero di dettagli di quella che era la vita dei soldati romani in quei tempi. Gli abiti, le armature, gli scenari. E poi i cibi, gli usi, come costruivano i castra, i ponti, insomma un vero e proprio reportage di duemila anni fa.
In molte delle scene scolpite ho rivisto immagini di film famosi.
Tecniche di combattimento come la “testuggine”, dove l’assembramento di scudi quadrangolari offriva una grande protezione per avanzare.
“Il Draco”, lo stendardo dei Daci (una testa di lupo fissata su un palo che attraverso un ingegnoso sistema interiore, sotto l’azione delle correnti d’aria, produceva un potente fischio, che aveva l’effetto di incoraggiare i propri combattenti e spaventare il nemico).



Viene arrestato insieme alla sua ragazza sul treno diretto a Jimbolia (confine con la Serbia) perchè privo di legitimatie. A quel tempo non ci si poteva avvicinare alla frontiera senza permessi speciali. La Securitate aveva immaginato che volessero scappare. Era ben più di un’ ipotesi, visto che avevano con loro mappa, bussola, impermeabile e pepe (per depistare i cani).
E così, dopo essersi salutati nelle segrete della Securitate 28 anni prima, i due si sono riabbracciati (a sorpresa) all’interno della 
La Pasqua è la festa religiosa più importante della Chiesa Ortodossa.
Il Venerdì Santo si pratica il digiuno assoluto. Si pulisce la casa (ahhh, le famose pulizie di Pasqua), si provvede al pranzo domenicale, si prepara la Pasca (dolce tradizionale, una specie di cheese cake) e si dipingono le uova. Quelle rosse non mancano mai nelle case e su quest’argomento sono fiorite molte leggende: si dice che le pietre che hanno colpito Gesù, durante la flagellazione, si siano trasformate in uova rosse.



