Il Cimitero Bellu, piccola Antologia di Spoon River.

Parlando di viaggi, in una caffetteria di Piazza Romana, l’amica Federica mi ha illustrato il suo concetto delle 3 C, ovvero che tra le cose più interessanti da visitare ci sono Chiese, Castelli e Cimiteri monumentali. Un pensiero che condivido perfettamente. E la nostra discussione è caduta proprio sui cimiteri, sul romantico fascino che alcuni di essi hanno. Non a caso mi sono innamorata della casa in cui abito perchè ha una splendida vista sull’antico cimitero ebraico, resa ancora più pittoresca dall’alternarsi delle stagioni.

Nel blog ho parlato abbondantemente di Castelli romeni, un po’ meno di chiese, ma quasi mai di questi luoghi silenziosi che raccontano tanta storia e tante storie.

“Hai mai visitato il cimitero Bellu“? Mi ha chiesto l’amica. Mi vergogno. Vivo a Bucarest da 7 anni e non ci sono mai andata.

Dopo 10 minuti eravamo sulla metro, destinazione Eroii Revolutiei, uno spiraglio di sole dopo settimane di gelo ci aveva ispirato questa originale passeggiata nel cimitero Serban Voda (o Bellu), il più famoso della città.

Camminando nei viali si incontrano le tombe di molte celebrità rumene degli ultimi due secoli, scrittori, pittori, politici ed accademici, ma non è di questi che voglio raccontare. Sfortunatamente solo pochi di essi sono conosciuti all’estero, come il poeta Eminescu o Henri Coanda ( l’effetto Coanda, grazie ad esso voliamo e ci arricciamo i capelli col Dyson). Non parlerò neanche di architettura, dei mausolei delle grandi famiglie, altro aspetto molto interessante che rende questo luogo un museo a cielo aperto.

Ma ci sono delle statue davanti alle quali è impossibile non fermarsi. Come una sorta di Antologia di Spoon River sono lì a raccontare di storie e tragedie che con il passare degli anni sono diventate leggendarie, e dove la realtà ha finito per fondersi con la fantasia.

Una fanciulla su una grande roccia e sopra di essa un’aquila con le ali spiegate.

Sophia Mavrodin, una delle prime scalatrici rumene dei primi del novecento, cercando di conquistare una roccia si imbattè in un nido di aquile. Spinta dalla curiosità e credendolo vuoto, volle avvicinarsi. Ma quando il rapace arrivò, Sophia si spaventò a tal punto che cadde nel vuoto. Suo padre, distrutto dal dolore, ordinò che la sommità della roccia fosse trasportata, pietra su pietra, al cimitero di Bucarest. “L’ aquila ha difeso la sua roccia dalla ragazza che non sapeva volare”.

Poco più avanti un’altra scultura ci ha colpite. Più che una scultura, la definirei una sceneggiatura di un film. Una donna sdraiata e accanto a lei un uomo barbuto affranto dal dolore a rappresentare il dramma dei Porroinianu. Constantin Porroinianu, appartenente ad una ricca famiglia di Caracal, durante un viaggio a Parigi, dove precedentemente aveva studiato, conobbe una giovane donna e se ne innamorò. Dalla relazione nacque una figlia, ma Constantin doveva tornare in Romania, dove ad attenderlo c’erano sua moglie e suo figlio Lulea. Molti anni dopo, Lulea seguendo lo stesso percorso del padre andò anch’egli a Parigi per i suoi studi. Ed anche lui si infatuò di una parigina, ma a differenza del padre, la sposò e, innamoratissimi, tornarono in Romania. Qui, in seguito ad una serie di circostanze scoprirono di essere fratello e sorella e non reggendo il colpo si suicidarono. Constantin, sconvolto dal dolore, dopo aver lasciato tutti i suoi averi al Comune di Caracal, si tolse la vita impiccandosi.

E che dire della Dama con l’ombrello? Raffigura proprio come l’omonimo quadro di Monet, una giovane ed elegante donna dei primi del ‘900. Katalina Boschott, era una erudita governante dell’alta società belga, accolta come istitutrice dei figli da un aristocratico rumeno, il dottor Popovici, vedovo.

I due si innamorarono e nel 1906 decisero di concedersi una vacanza a Baile Herculane, nota località termale di quei tempi. Qui una peritonite male operata da un medico portò la giovane donna alla morte. La cosa curiosa è che l’epitaffio, ormai illeggibile, pare dicesse : ”Acest animal de medic m-a ucis”.Pare siano state queste le sue ultime parole. Ad incrementare ulteriormente la leggenda della bella Katalina, è stato lo scultore, il fiorentino Raffaello Romanelli, raccontando che la statua gli era stata commissionata da un ricco signore che voleva restare anonimo. Da qui, la fantasia popolare ha attribuito vari facoltosi amanti alla fanciulla, compreso il re Carol II.

E’ una passeggiata curiosa ed interessante, e senza voler scomodare Foscolo o Goethe, è il caso di dire anche attraverso i cimiteri si impara a conoscere un popolo, la sua storia, la sua cultura e le sue leggende.

Chi fosse interessato a visite guidate di Bucarest o della Romania può contattare Ursula.

Dealu Mare, il Chianti rumeno

vigna

Chi non ha mai sognato almeno una volta nella vita di dormire su una casetta sull’albero come quelle delle favole?

Vale la pena organizzarsi un bel week end e soddisfare questo desiderio visto che sempre più spesso nei boschi si incontrano queste dimore poco convenzionali che offrono turismo ecosostenibile.

Ecco un suggerimento, accoppiato ad un tour enogastronomico in una zona non lontana da Bucuresti, la contea di Prahova, terra di Bacco per eccellenza.

I grandi vini, bianchi o rossi che siano, nascono tra il 40° ed il 50° parallelo, ma la perfezione è a ridosso del 45°, come racconta il libro di Olivier Bernard, “La magie du 45 parallele”. Si tratta di una zona non troppo calda e non troppo fredda, dove l’uva trova le condizioni climatiche ideali.

carretto vignaEd è proprio in questa magica latitudine che si trovano i vigneti di Dealu Mare (Colline Grandi). Una produzione vinicola che risale ai tempi degli antichi romani, che non a caso chiamavano la terra rumena “Dacia Felix”.

Un giro sulla Drumul Vinului (la strada del vino) nella patria dei vini rossi (appunto quelli di Dealu Mare), per riconciliarsi con il mondo dopo questi lunghi mesi di lockdown, e tornare a vivere, lontani da mascherine e patetiche autodichiarazioni.

Neanche due ore da Bucarest, e nel raggio di pochi km è possibile visitare le più grandi cantine rumene.

Urlati, Davino, Budureasca, Basilescu, Ceptura, Tohani, sono solo alcune delle tante cramele che offrono (previa prenotazione) un tour guidato con degustazione.

Io, non avendo molto tempo, ho optato solo per Lacerta, dall’inconfondibile logo con la lucertola, tra i miei vini preferiti. Ci sono 82 ettari di vigneti, 2000 mq di superficie tra i quali spicca l’antica casa di campagna progettata dall’architetto Ion Mincu nel 1901. In quegli anni, per gli aristocratici rumeni era consuetudine avere delle belle case in campagna, accanto ai loro possedimenti, si chiamano conace (manieri), e su queste colline se ne possono vedere diversi. Alcuni sono ancora in stato di abbandono, altri sono stati ristrutturati e fanno parte della visita che le cantine offrono. Lo stesso Antinori, tra i produttori italiani più famosi , ne ha recuperato uno. Direttamente dal Chianti è venuto ad investire qui in Romania, nella Vitis Metamorfosis.

Vale la pena di visitarne più di una, soprattutto perché le strade sono belle, tranquille, alle colline e vallate si alternano pascoli, paesini e agglomerati di casette molto pittoresche, e si incontrano tanti carretti, simbolo della Romania rurale.

Ma veniamo alla nota più bella del viaggio, la quintessenza di questo tuffo nella natura è stata l’aver deciso di soggiornare in una fattoria, la Ferma Dacilor.

Già dalle foto in rete avevo capito che si trattava di qualcosa di parecchio originale, ma la realtà ha superato la fantasia!

casetta albNel bel mezzo di un anfiteatro di vigneti si accede in questo simpatico complesso fatto solo di legno e pietra. La prima cosa che si vede sono le graziose casette sugli alberi. Costruite tra le acacie, dotate di una comoda scalinata, hanno il pavimento di vetro!

pavim vetroDa lassù ho pensato al Barone rampante, quando diceva che ogni cosa vista da sopra un albero era diversa, e già solo questo per lui era un divertimento.calvino

 

 

casette dac

camera

 

Per chi ama di più stare coi piedi per terra, accanto a queste, è possibile soggiornare nelle casette daciche, che richiamano appunto le antiche abitazioni dei daci. Circolari, in pietra, con piccole finestre, quasi dei buchi, e il tetto di cannette. Naturalmente c’è anche possibilità di dormire in una camera, nella struttura principale, come ho fatto io, incantevole anche questa.

 

 

Svegliarsi la mattina in campagna, infilarsi un paio di ciabatte e andare a fare colazione all’ombra di un’acacia, sentire solo gli uccellini…cosa desiderare di più?

colaz

Tutti i prodotti sono a km 0, pane, salumi, ortaggi, yoghurt, miele e marmellate, tutto rigorosamente servito nei tipici cocci della tradizione rumena.

Qui ho scoperto una delle cose più buone che abbia mai mangiato, una confettura di more al Cabernet Sauvignon…sul burro è un’estasi!

E che dire degli “effluvi” del purcel la protap (la porchetta !) che comincia a solleticare il palato già dalla tarda mattinata e che accompagnano tutto il week end, insieme alla musica e all’ottimo Feteasca Neagra della casa. Questa è la Romania che preferisco. Quella rurale, delle cose semplici. Quando al buon cibo si accompagna la musica e la gente. Il popolo rumeno quando sta in campagna è un’altra cosa, lontani dallo stress, dal traffico, dal lavoro, davanti ad un bicchiere di vino riesce a dare il meglio di se stesso.

Provare per credere.

Chi fosse interessato a visite guidate di Bucarest o della Romania può contattare Ursula.

ferma-dacilor-10

Gradina Vlahiia, un angolo di Maramures in Valacchia

titolo 0.jpgNon amo usare il blog per pubblicizzare le attività commerciali. Amo invece trasmettere le sensazioni di fronte alle cose che mi piacciono o non mi piacciono. Ma ci sono dei luoghi e delle vicende che meritano di essere conosciuti. In più, ho sempre avuto un debole le storie di successo. Beh! Mi pare che gli elementi ci siano tutti per parlare di Gradina Vlahiia, un incantevole complesso turistico a soli 20 km da Bucarest (e non lontano dalle terme), in cui grazie all’inventiva di Cristian Dumitrescu, è possibile “assaporare” quella che secondo me è la regione più bella della Romania, il Maramures.

foto 2

Ho incontrato Cristian tra i tavoli del ristorante, una domenica a pranzo, e con un italiano perfetto mi ha raccontato tutto.

cristian-dumitrescu-gradina-vlahiia-laszlo-raduly-newmoney-840x600Cristian nasce a Fagaras. Negli anni ’70 sceglie la libertà, e chiede di avere il passaporto per poter lasciare la Romania e raggiungere suo fratello in Italia. Questa richiesta non gli permette di terminare gli studi, viene espulso dalla facoltà per “parassitismo”. Ma, come tutte le persone lungimiranti, ne vede il lato positivo, ovvero la possibilità di avere più porte aperte davanti a sè. Dall’Italia, con in tasca solo 60 dollari, raggiunge il Canada. Qui, non conoscendo la lingua, inizia lavando piatti o lavorando nei bar. Dopo aver imparato l’inglese trova impiego come tecnico designer di giorno e alla sera continua a lavorare nei bar.

Negli anni 80′ viene assunto dall’IBM. In quegli anni nessuno in Romania aveva mai visto un computer. Diventa programmatore e dopo poco fonda la sua prima compagnia.

Dopo aver sentito alla CNN della rivoluzione, capisce che è arrivato il momento di tornare a casa. Trova un paese affamato di sviluppo e tutto da progettare e ricostruire. Fonda la A & C International e diventa Il distributore rumeno di AUTOCAD, Bingo! Viaggiava su cifre da capogiro, ma nel 1993 inizia a pensare di utilizzare i guadagni venuti dall’IT per realizzare il suo sogno bucolico: ricreare il paesaggio della sua infanzia.

casettaPer farlo inizia ad acquistare terreni e chiedere permessi (l’attività più rognosa in Romania). Vende le sue proprietà. Vende una Maserati per acquistare un trattore, uno scavatore, ecc.

Compra, smonta e rimonta 4 case di legno del Maramures. Una di esse ha 200 anni. Colleziona oggetti della tradizione contadina rumena e ne fa un museo. Costruisce una chiesa di legno, dove all’interno ci sono splendide icone originali. Inizialmente voleva fare tutto questo solo per se e per i suoi amici. Conservare le cose belle della sua famiglia e della sua terra. Oltre tre milioni di euro, senza mai chiedere prestiti.

La tenuta è cresciuta negli anni, ha aggiunto cavalli, pony e maiali Mangalita. Ha realizzato un laghetto ed ha aperto le porte al pubblico.Ha piantato 400 alberi da frutto, ha costruito due serre. Tutto rigorosamente bio per i suoi clienti.

Il risultato di tutto questo è un luogo fantastico dove trascorrere ore o giorni immersi nella natura.

camera 2 camera

Dormire nelle case di legno del Maramures è un’esperienza assolutamente da fare. Arredate con cura rispettando la tradizione, facendo attenzione anche il più piccolo dettaglio. Da qui è possibile fare escursioni in carretto, slitta o barca nel vicinissimo lago di Snagov (e vedere la tomba di Dracula).

E il cibo? Cristian ama l’Italia e nella sua “casa dei giochi” si vede la sua passione per la buona cucina italiana, e nel menù, accanto ai piatti tipici della tradizione rumena spiccano pizze, lasagne, e altre delizie di “noiantri”!

io vlahiia

 

Il museo del Kitsch di Bucarest

museo-del-kitsch-david

“Ho visto cose che voi umani non potete neanche immaginare…”, è questo che deve aver pensato Cristian Lica tanto da essere spinto ad aprire il Museo del Kitsch in Strada Covaci, nel cuore di Bucarest.
Per venti anni ha raccolto oggetti di dubbio gusto in giro per la Romania ed ora sono lì a raccontarci un pezzo di storia e di folklore di questa terra.
Ad iniziare con la paccottiglia di Dracula, un vero business per i commercianti, visto che dall’altro lato i turisti continuano (ahimè) a farne incetta…
Segue il kitsch religioso, dove a vedere un tappeto con l’immagine dell’ultima cena, o un crocifisso a led ci si chiede se Umberto Eco sarebbe stato ancora capace di definire queste cose “opere d’arte riuscite male” .

ultima cena museo-del-kitsch-crocifisso
anim impaglia

Il kitsch comunista, con una serie di oggetti sulla propaganda, slogan, testate giornalistiche e altra roba con cui il popolo rumeno ha dovuto convivere per anni, motivo per cui ai locali viene simpaticamente offerta una riduzione sul biglietto.
Animali impagliati ed altri articoli di arredamento che fanno sorridere, qualcuno di essi era anche nelle nostre case, ora con generosità li chiamiamo “vintage”, ma a dire il vero erano brutti anche allora.

 

 

gipsy arch (2)

 

Il Kitsch zingaro, con le loro ostentazioni, i loro palazzi, che qui si chiamano Kastellos, i cui tetti ricordano le pagode, e dove dentro si può trovare di tutto, dalle maniglie d’oro alle belve feroci in gabbia.
Ma la genialità di Cristian Lica è stata voler scherzare e mostrare ai turisti ( molti giornali stranieri hanno parlato di questo museo) un aspetto della Romania, che davvero fa sorridere. Ogni paese ha una sua tipologia di genere umano le cui caratterizzazioni hanno fatto la fortuna di molti personaggi televisivi.

 

DSC_1974-bfr

Regalo di nozze!

DSC_1341-bfr

Festeggiamento di un battesimo, arriva la limousine con a bordo la bambina e le madrine.

Questo slideshow richiede JavaScript.

Quella rumena è data da Pițipoanca  e Cocalar. Ma chi sono?
piti (2)La  Pițipoanca è facilmente riconoscibile dalle ciglia finte, la cui lunghezza provoca un vero spostamento d’aria, dall’abbigliamento molto appariscente e dall’altezza dei trampoli. La foggia è sempre la stessa, sul ghiaccio in inverno e in piscina d’estate. Si può avvistare ovunque, il suo habitat naturale è la discoteca, ma di solito caccia anche in territori aperti. E’ possibile avvistarla in branchi, nelle toilette dei club, il trucco, di vitale importanza per la sopravvivenza della specie, richiede un impegno costante. Ama farsi fotografare, e se non lo fanno gli altri lo fa da sè, immortalandosi in selfie che poi mette in rete e che dopo una serie di giri è facile che vadano a finire…nel museo del Kitsch!
cocalar (2)Compagno ideale della Pițipoanca  è il Cocalar. Facilmente riconoscibile dalla macchina e dalla pancia, entrambe di grossa cilindrata. Il cocalar ha sempre con sè ingenti somme di danaro, solitamente contanti e voluminosi, che ama mostrare e sventolare.
Camicia semi aperta, collana ed occhiali scuri, tutto rigorosamente griffato.
Avanza solitamente a ritmo di Manele, genere di musica melodica (bandito dagli intellettuali) che ha come rappresentante Florin Salam.
Al pari di un lama peruviano ama sputare, sementi o materiale organico…motivo per cui è bene se capita di incontrarne uno, tenersene ad una distanza di sicurezza.
Ecco un video molto esplicativo su come diventare uno di loro.
Ovviamente abbiamo scherzato nel presentarli così, ogni paese ha la sua “fauna locale”!
La visita termina con una sequenza fotografica che appare su uno schermo, dove l’ideatore del museo si è divertito a mostrare una serie di situazioni e personaggi, in cui il kitsch diventa vero e proprio trash. Immagini per nulla estranee per chi vive da queste parti.

Termino con queste due foto, si tratta di automobili moldave, e non rumene, per sottolineare ancora una volta che il cattivo gusto è in agguato anche oltre confine.

La prima è completamente ricoperta di strass, l’altra è una limousine (Chrysler pt Cruiser) spesso usata per i matrimoni. What else?

bmv

zucca

Chi fosse interessato a visite guidate di Bucarest o della Romania può contattare Ursula.

Il Palazzo Mogosoaia e la sua illustre “inquilina”.

Palatul-Mogosoaia

E’ primavera, la natura si risveglia e ricominciano le gite fuori porta.

Uno dei luoghi più amati, ad appena dieci km da Bucarest è il Parco Mogosaia, dove paesaggio e storia armoniosamente si combinano. Un vero paradiso per i bambini, con divertimenti e casette sugli alberi. Caffetterie, ristoranti e enormi aree destinate ai picnic. Mi piace sottolineare che “la gratar” (la grigliata) è uno dei passatempi preferiti delle famiglie rumene. E non solo di queste, visto che il PICNIC-IT è ormai diventato un appuntamento annuale in cui, sotto la regia di Ezio, il direttore dell’Istituto Italiano di Cultura, la comunità italiana ama riunirsi per trascorrervi una piacevole giornata sull’erba.

Ma, divertimenti a parte, all’interno di questo splendido parco, si trova il Palazzo Reale, una meta da non perdere.

Fatto costruire agli inizi del ‘700 dal principe di Valacchia, Constantin Brancoveanu, che ha dato origine all’omonimo stile, spesso riproposto in chiese e monasteri, dove gli elementi di architettura islamica e quelli di arte barocca si fondono insieme.

 

intern mogos

Ma il vero fascino di questo palazzo non è nella sontuosità, di cui, dopo una serie di vicissitudini storiche ne è del tutto privo, ma nella storia della sua più celebre inquilina, Marthe Bibesco.

Questo nome oggi a molti di noi non dice nulla, eppure si tratta di una delle donne più famose e fotografate d’Europa del secolo scorso. Forse, per gli appassionati della letteratura francese il nome Lucile Decaux, pseudonimo dietro il quale si celava, potrebbe risultare più familiare.

marthe smeraldi

Marthe era bella, ricca, affascinante e colta. I suoi scritti, a soli 22 anni le hanno fatto guadagnare riconoscimenti dall’Académie Francaise. Proust li lodò in termini entusiastici. Era la regina incontrastata dei migliori salotti parigini, come il fauburg Saint-Germain, nel quale frequentava, oltre allo stesso Proust, Paul Morand, Valery, George Bernard Shaw, ed altri letterati del tempo. Ma chi era? Era una principessa, ma una principessa triste.

Nasce nel 1886 a Bucarest come Marthe Lucile Lahovari, in una delle famiglie più aristocratiche rumene. Suoi padre, ministro degli Esteri e, spesso in Francia, fa si che i suoi figli crescano in questo paese, motivo per cui solo all’età di 11 anni inizia a parlare la lingua rumena.

marthe sposaA 16 sposa il principe George Valentin Bibesco, diplomatico, aviatore e presidente della Federazione Aeronautica, un matrimonio infelice. Lei stessa in seguito scriverà :”Dare una vergine ad un uomo è come mettere uno Stradivari in mano ad una scimmia”.Nel 1905 suo marito viene nominato da Carol I per una missione diplomatica presso lo Scià di Persia, Mozaffar al-Din. Marthe lo accompagna. A Yalta incontra Maxim Gorky, lì in esilio. Annota le sue impressioni di viaggio e poco dopo pubblica quel bellissimo affresco che è gli “Otto paradisi” (Edizioni Sellerio), un vero gioiello per chi ama la letteratura di viaggi.

Seguiranno molti altri scritti, tra cui Il Pappagallo verde, Al ballo con Proust, Katia ( la storia di Ekaterina Dolgorukova, moglie morganatica dello zar Alessandro II e portata sullo schermo da una giovanissima Romy Schneider).

E poi quello che secondo me è il più bello di tutti “Izvor, il paese dei salici”, uno studio antropologico sull’anima dei contadini rumeni.

Mi sono divertita a cercare sue notizie su Gallica, l’emeroteca francese ed ho trovato molti articoli curiosi sui rotocalchi dell’epoca. Come si vestiva per andare a teatro, gli eventi che organizzava, la sua brillante vita sociale. Fu l’unica “francese” che oltrepassò la Porta di Brandeburgo seduta accanto a Guglielmo di Prussia (diritto riservato solo alla famiglia reale), e oltretutto lo fece nel difficile periodo in cui l’equilibrio tra Francia e Germania era precario a causa della questione dell’Alsazia-Lorena.

Assidua frequentatrice dell’Orient Express, aveva viaggiato negli Usa. Mircea Eliade l’aveva definita, con ragione, “un’europea del futuro”.

marthe anni 20Apparentemente una vita invidiabile, ma la realtà era assai diversa. Tutta la sua esistenza fu accompagnata da grandi dolori.

Ricevette in dono dal marito fedifrago il Palazzo di Mogosaia, ed in questo lei investì tutti i suoi averi, diventando il luogo in cui amava ritirarsi per circondarsi dei suoi più cari amici. Marcel Proust, Winston Churchill, Charles De Gaulle, Alfonso XIII di Spagna, sono solo alcuni dei celebri personaggi che vi hanno soggiornato.

Una serie di amori infelici, come quello per l’attachè militare Christopher Birdwood Thomson, morto nel dirigibile R101, disastro ben raccontato nel brano degli Iron Maiden, Empire of the Cloud (una canzone che dura ben 18 minuti).

E poi il comunismo, che la costringe ad abbandonare per sempre la sua amata residenza (requisita dallo Stato), trasferirsi in Francia, e ad allontanarsi per molti anni dalla sua unica figlia Valentine, catturata e messa in carcere col marito Dimitrie Ghika. Potrà riabbracciarli solo nel 1956, all’aeroporto di Londra, grazie all’intervento di Bulganin, premier dell’Unione Sovietica.

Marthe è costretta a lavorare per vivere, e fa quello che le riesce meglio. Collabora con molte riviste di moda, come Vogue, Marie Claire e continua la  produzione letteraria, che si concluderà con la sua ultima opera, La Ninfa Europa, dove racconta la storia della sua famiglia.

Muore a Parigi, nel 1973, all’età di 82 anni.

Chi fosse interessato a visite guidate di Bucarest o della Romania può contattare Ursula.

Marthe_Bibesco_Boldini

Marthe Bibesco nel ritratto di Giovanni Boldini