– Un caffè?
– Perchè no? – Un caffè non si rifiuta mai.
E’ così che ho conosciuto George Sava, il mio vicino di casa. Forse “vicino” non è proprio la parola adatta, visto che trascorre gran parte dell’anno a Montreal.
– Cosa fai in Canada? – Gli chiedo mentre mi prepara un caffè, lungo ovviamente.
– Sono un giornalista, per anni ho lavorato per Romania Libera. Poi ho fondato con mia moglie Mariela Chirita ( ex conduttrice di TVR) un progetto editoriale, Pagini Romanesti –
Una rivista, ma anche veicolo per promuovere libri, concerti, teatro, rassegne cinematografiche ecc, per portare un pezzo di casa nella comunità rumena che solo a Montreal conta 50 000 persone. A questa ha seguito l’apertura dell’unico book store online rumeno dell’America del Nord.
Gli chiedo come mai ha scelto di trasferirsi in Canada.
– Am fost la puscarie (Sono stato in prigione)- Mi dice poggiando due fette di Cozonac sul tavolino, accanto al caffè. Devo aver fatto una faccia parecchio stupita, se immediatamente mi ha mostrato le copie dell’ordinanza dell’arresto e il dossier della Securitate, a testimonianza di quanto aveva detto.
Nell’Ottobre del 1989, George, che allora si chiamava ancora Gheorghe Asavei ed aveva 27 anni, viene accusato di propaganda contro il paese per delle scritte contro il comunismo e contro Ceausescu.
Viene arrestato insieme alla sua ragazza sul treno diretto a Jimbolia (confine con la Serbia) perchè privo di legitimatie. A quel tempo non ci si poteva avvicinare alla frontiera senza permessi speciali. La Securitate aveva immaginato che volessero scappare. Era ben più di un’ ipotesi, visto che avevano con loro mappa, bussola, impermeabile e pepe (per depistare i cani).
Ma uno degli agenti, il più giovane, rischiando parecchio, aveva permesso loro di nascondere questi oggetti, prove indiscutibili di fuga.
Viene portato a Bucarest, in un carcere sotto uno dei palazzi della Securitate, in attesa di processo. Per propaganda contro il regime la pena prevista andava dai 3 mesi a 15 anni.
Per due mesi George divide la cella con altre 2 o 3 persone, sapendo che ad attenderlo ci sarebbero stati almeno 6 o 7 anni di carcere…
Ma il 22 Dicembre dell’1989 alle 7 di mattina, nella loro cella entra Gabriel Andreescu, noto dissidente per i suoi trascorsi contatti con Radio Europa Libera (alla quale comunicava le violazioni dei diritti del suo paese). Trascorrono insieme solo poche ore, immagino parecchio intense, visto che qualche eco dei fatti di Timisoara iniziava a sentirsi nell’aria.
Fino a quando a mezzogiorno: “Ceasescu è scappato, il regime è finito”.
E le porte si aprono, per tutti!
– Je suis tombè par l’emotion! – Era commosso nel dirmi queste parole.
Io invece pensavo a Gabriel Andreescu, avevo letto il suo libro (L’ultimo decennio comunista) e lo avevo conosciuto attraverso un’amica comune, Mara, e a come sarebbe stato bello organizzare un incontro, anzi un rincontro tra i due….
E così, dopo essersi salutati nelle segrete della Securitate 28 anni prima, i due si sono riabbracciati (a sorpresa) all’interno della Pavesiana, la libreria Italiana gestita dall’amica Mara Chiritescu. Che bella serata abbiamo trascorso!
Ho voluto raccontare questa storia, una delle tante, delle migliaia che si sono svolte negli anni del regime. Questa ha avuto un lieto fine, ma per molte altre non è stato così.
Fughe finite male, arresti, torture, intere famiglie straziate….tutto in nome della libertà.