Ramiro Ortiz, il padre della lingua italiana in Romania.

ortiz fotoPiù di una volta mi sono trovata a passare, a Chieti,dalle mie parti, in via Ramiro Ortiz, per me un illustre sconosciuto fino a pochi mesi fa. Ma ritrovando molto spesso qui in Romania il suo nome, e sapendo in seguito che era nato proprio a Chieti, la curiosità mi ha spinto ad informarmi.

Dopo essermi procurata la Commemorazione del Tagliavini del Dicembre 1948, ben 23 pagine sulla sua vita e i suoi scritti, gentilmente fornitami  dall’Università di Padova (grazie Marco!), mi trovo di fronte ad una di quelle “microstorie” nell’ambito di un gran pezzo di storia che è l’interbellico, caratterizzato dall’avvento e dalla permanenza del Fascismo.

Ramiro Ortiz è stato un professore che ha diviso la sua vita e il suo insegnamento tra Italia e Romania, che considerava entrambe “Patrie”. Titolare della prima cattedra di Lingua e Letteratura Italiana all’Università di Bucarest  e ivi fondatore dell’Istituto di Italiano di Cultura. Autore del volume di letteratura comparata Per la Storia della Letteratura Italiana in Romania, che lui stesso ha definito un libro d’amore e non di erudizione, e dell’esegesi della Divina Commedia. Ma il suo merito maggiore è stato certamente quello di aver dato ai lettori italiani la prima traduzione completa del massimo poeta rumeno: Mihai Eminescu.

Nel 1933 torna definitivamente in Italia come ordinario di Filologia Romanza nell’ateneo di Padova, pur non avendo mai aderito al Partito (a quei tempi per ricoprire un incarico pubblico era necessaria la tessera), i suoi meriti hanno costituito un’eccezione.

E poi i suoi rapporti umani, con i suoi due assistenti, Alexandru Marcu, filonazista che lo succederà nella cattedra, e diventerà sottosegretario alla Propaganda durante il regime di Antonescu, e la giovane Nina Facon, sua prediletta ed ebrea.

carteggioIl rapporto con quest’ultima è ben reso nel Carteggio di Doina Condrea Derer, ovvero lo scambio epistolare avvenuto tra loro dal 1933 al 1941.

“Carteggio”, una forma letteraria praticamente estinta, uccisa dalla posta elettronica…

Tra loro un’amicizia delicata, piena di rispetto, ma che lascia intravedere il tenero sentimento nato tra il docente e la sua assistente.

E’commovente vedere come si scusa per l’aspetto conciso delle missive (anche quando non lo erano), usando il termine “telegrafico”, ricevo mail dove alcuni, se potessero, scriverebbero direttamente in Morse…

Un’amicizia durata tutta una vita, che ha conosciuto il dramma delle leggi razziali (la giovane era venuta a Padova come collaboratrice, ma dopo la promulgazione di tali leggi dovette andare via ), e che ha visto il triste epilogo della fucilazione di Alexandru Marcu nel carcere di Vacaresti, con il comunismo.

L’amore per la lingua italiana ha legato queste tre persone, una passione che la Facon ha ben trasmesso ad i suoi allievi, facendo loro conoscere i poeti della Resistenza come Pavese, Vittorini, Morante. Un concetto ben difficile da far comprendere a giovani che vivevano la resistenza in maniera quasi passiva in quegli anni in Romania.

21 Mara ChiritescuMara Chiritescu, è stata una di loro. Ora gestisce la libreria Pavesiana, alle spalle del palazzo della Securitate. Un circolo intellettuale in cui ci si occupa di far conoscere la nostra cultura letteraria attraverso incontri ed opere tradotte.

Un luogo davvero piacevole, dove intrattenersi per un caffè ,  fare due chiacchiere “eccellenti” con la titolare e conoscere le persone interessanti che sono solite frequentarla.

pavesiana pavesiana salotto

E proprio in occasione di una di queste conversazioni, la signora Mara  mi ha  ricordato  che durante il regime, la conoscenza di una lingua straniera era considerato un veicolo pericoloso, e non sempre la traduzione era consentita dalla censura.

il nome deIl Nome della Rosa, per esempio, tradotto da Florin Chiritescu, marito di Mara, per poter essere pubblicato, nell’84, ha richiesto la soppressione di tutti i riferimenti  alla Praga del ’68. E lei stessa ha scritto una lettera all’autore in cui chiedeva il consenso a  tale cancellazione, che naturalmente è stata accettata,  per avere l’opera tradotta anche in Rumeno.

Queste persone raccontano una vera passione per la lingua italiana…e volendo citare una frase proprio di Eminescu, tanto amato da Ortiz : “Le passioni abbassano, la passione eleva”.

 

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