Săpânţa, un paese di appena 3000 anime, nel Maramures, a pochi km dal confine ucraino, ospita una delle maggiori, e curiose, attrattive turistiche, il Cimitero Felice, una necropoli unica al mondo!
Considerato che la religione in questione è quella ortodossa, e che questo termine implica un certo rigore, tanto da rientrare nel nostro linguaggio comune per esprimere una certa adesione alle regole, di primo acchito suona un po’ strano.
In realtà, la tradizione riporta agli antichi Daci che credevano nell’immortalità dell’anima, e consideravano la morte un modo per ricongiungersi a Zalmosside, il loro Dio.
E’ costume in Romania, vegliare il defunto per tre giorni e tre notti, perchè vi è la convinzione che se lasciato solo possa finire in un oltretomba triste. E per tutta la durata della veglia si mangia, si beve, si gioca a carte, si raccontano aneddoti divertenti.
Dopo questo periodo, la bara, aperta (e spesso caricata su carretti, macchine con il portellone aperto, che si sostituiscono in alcuni casi ai carri funebri) viene portata in chiesa per la benedizione del pope.
Questo per dire che la vita viene celebrata più della morte, e il cimitero di Săpânţa, con il suo originale modo di esorcizzare la morte, è diventata patrimonio mondiale dell’Unesco.
Tutte le tombe sono caratterizzate da una croce di legno, colorata di azzurro (da cui è nato l’azzurro di Săpânţa), sulle quali vengono riportati epitaffi che, con una spiccata ironia, raccontano la vita del defunto. Tutti sono in rima e alcuni sono davvero divertenti, come quello della suocera che recita:
“Sotto questa pesante croce riposa la mia povera suocera.
Se avesse vissuto altri tre giorni
c’ero io sotto e lei sopra a leggere.
Non svegliatela altrimenti mi sgrida di nuovo.
Resta qui mia cara suocera”
“Per quanta vita nel mondo passata
me la sono sempre cavata
in Italia sono andato a lavorare
per poter i miei figli laureare.
Quando tutto si è aggiustato
una malattia via mi ha portato
facendoti arrabbiare, moglie mia Irina,
ti lascio ai figli vicina”
“Io qui riposo
mi chiamo Toador Băsu
per tutta la vita che ho passato
capre, pecore, vitelli e agnelli ho macellato
in carne e salsicce li ho trasformati
e dalle signore sono stati acquistati.
Ho lasciato la vita all’età di 61 anni”
E altri, come una sorta di Antologia di Spoon River, raccontano la vita che avrebbero voluto avere..
A iniziare questa tradizione fu un contadino del villaggio, Stan Ion Patrăş, scultore, pittore e poeta locale che negli anni 30 iniziò a scolpire e adornare queste croci. L’artista realizzò centinaia di simili lapidi fino al 1977, anno in cui morì. Da allora il suo lavoro viene continuato dal suo apprendista, Dumitru Pop Tincu.
Quest’ultimo si trova spesso a dover fronteggiare eccessi di richieste, molte sono le prenotazioni di chi ha il desiderio di trascorrere il post mortem in questo luogo. E non solo gli abitanti del paese, ma anche turisti americani, tedeschi, ed… italiani!
Chi fosse interessato a visite guidate di Bucarest o della Romania può contattare Ursula
Bello il cimitero felice! Quante belle scoperte sulla Romania! Grazie della comunicazione
Inviato da iPad
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La traduzione lascia desiderare un po.
Mi spiace che per quello che riguarda questo paese ci sono più pregiudizi che apprezzamenti.
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Hai ragione ma lo scopo del blog è proprio quello di far conoscere questo splendido paese, senza pregiudizi!!!
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Ripensandoci, riguardo alla traduzione, mi invieresti la tua? te ne sarei grata
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